La Costituzione della Repubblica Italiana recita all'Art. 9:
La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
lunedì 3 ottobre 2011
Laika a Ponterotto, De Zordo: Solidarietà a Lucia Carlesi
Comunicato stampa di Per un'altra Città, Firenze
Piena solidarietà della lista di cittadinanza 'perUnaltracittà' alla consigliera Lucia Carlesi di Laboratorio 'Per un'altra San Casciano', oggetto di violenti attacchi verbali nel corso della seduta di Consiglio comunale del 29 settembre. A provocare l'attacco, condiviso in modo bipartisan da destra e centrosinistra, è stato l'ordine del giorno da lei depositato in merito al ritrovamento dei reperti archeologici venuti alla luce a Ponterotto nel corso della costruzione del nuovo capannone della Laika Caravans.
In modo strumentale si è voluta attribuire a chi difende il territorio e il patrimonio culturale la responsabilità dei ritardi dello stabilimento Laika nella realizzazione di un progetto risalente ormai a 10 anni fa. Lucia Carlesi ha coraggiosamente affermato che la difesa di ambiente e patrimonio storico viene tutelata quando non è messa in conflitto con la dignità del lavoro e i diritti dei lavoratori, e ha esplicitamente attribuito la responsabilità di contrapporre ancora una volta ambiente e lavoro all'amministrazione comunale di San Casciano che in 10 anni non ha saputo dare una risposta concreta a questo problema.
Bastava trovare una localizzazione idonea all'insediamento della nuova Laika senza consentire l'operazione speculativa che ha consentito l'attuale insediamento a Ponterotto, terreno agricolo e ricco di reperti archeologici (si veda su questo archeopatacca.blogspot.com). E invece l'amministrazione di san Casciano non solo ha consentito un'operazione di rendita immobiliare della multinazionale ma ha investito proprie risorse senza neanche dichiarare l'impegno economico a cui dovrà far fronte per vari anni.
Sosteniamo quindi l'azione della consigliera Carlesi che ha richiesto senza farsi intimidire un altro modo di coniugare diritto al lavoro e diritto all'ambiente, e ha indicato un'altra modalità con cui le pubbliche amministrazioni devono lavorare in modo trasparente per l'interesse generale della collettività e non per il potente di turno.
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Quando la demagogia prevale sul confronto e sul rispetto, perde la democrazia
LABORATORIO PER UN'ALTRA SAN CASCIANO-RIFONDAZIONE COMUNISTA
COMUNICATO STAMPA
Quando la demagogia prevale sul confronto e sul rispetto, perde la democrazia. È quanto è successo durante la seduta del consiglio comunale di San Casciano del 29 settembre quando, tutti insieme, partiti di sinistra (ma questa definizione è ancora possibile?), di destra e lista civica, appoggiati dai dipendenti Laika giunti in gran numero, hanno “processato” il nostro gruppo Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista che ha presentato un ordine del giorno per opporsi alla decisione presa dall'Amministrazione di rimuovere i reperti archeologici di Ponterotto. Facile intuire l'esito della discussione, viste le forze in campo. Ma siamo sicuri che non sia la vittoria di Pirro?
Ha prevalso la demagogia, appunto. Le nostre motivazioni di contrarietà al progetto sono state chiare e argomentate, dobbiamo constatare che ieri nell'aula consiliare nessuno ha saputo o voluto dare risposte concrete alle nostre obiezioni.
Noi abbiamo parlato di difesa dei beni comuni: l'ambiente, il paesaggio, il patrimonio storico di una collettività si tutelano quando non si mettono in conflitto con la dignità del lavoro e i diritti dei lavoratori, quando si ha la capacità politica di gestire i processi economici e le dinamiche sociali di un territorio. Su questi temi non prendiamo lezioni da nessuno. Sul banco degli imputati mettiamo questa amministrazione che in dieci anni non ha saputo offrire una risposta concreta alle richieste sacrosante dei lavoratori. Nessuno può essere così ingenuo da credere che, se ancora non è stata posata la fatidica prima pietra del nuovo stabilimento, la colpa sia di “quattro ambientalisti”.
La nuova Laika sarebbe realizzata da tempo se fin da subito fosse stata scelta una localizzazione idonea. In realtà, cedendo al ricatto occupazionale, l'amministrazione ha intrapreso una faraginosa e complessa procedura urbanistica grazie alla quale l'impresa ha ottenuto la possibilità di costruire su terreni agricoli a Ponterotto: un'operazione di rendita immobiliare che, abbiamo sempre sostenuto, ci pare abbia avuto poco a che fare né con la presunta urgenza imprenditoriale, né con la salvaguardia dei posti di lavoro. Non ha insegnato niente la fallimentare esperienza Stianti a San Casciano? O lo stabilimento Laika a Sambuca ottenuto anche in quell'occasione con variante urbanistica ad hoc e mai utilizzato? Non è seguendo gli “appetiti” industriali che si tutelano i lavoratori, si può però fare demagogia e farlo credere.
Adesso, ancora una volta strumentalmente, si afferma che “sfrattare gli etruschi”, rimuovere dal sito i reperti emersi a Ponteretto, significherà contemporaneamente valorizzare i ritrovamenti e offrire ulteriori, concrete garanzie al mondo del lavoro.
Niente di più falso. In un momento di grave crisi nazionale e mondiale del settore nel quale è coinvolta pesantemente anche la multinazionale Hymer, costruire un gigantesco capannone, che sembra effettivamente sproporzionato rispetto alle previsioni produttive dell'azienda, non potrà dare nessuna certezza ai lavoratori. Si perderà invece l'autenticità di una testimonianza storica, trattando i resti della fattoria etrusca e della villa romana alla stregua di mattoncini Lego, come in questi giorni ha osservato autorevolmente il prof. Settis, commentando la vicenda. Per far questo l'amministrazione investe proprie risorse, fateci capire dov'è l'interesse pubblico dell'operazione.
Vorremmo anche una risposta ai dubbi sollevati sulla correttezza della delibera che la Giunta ha adottato, ove, tra l'altro, non viene dichiarato l’ammontare della spesa pluriennale che si dovrebbe sostenere e neanche a quali capitoli di bilancio viene imputata.
Di tutto ciò avremmo voluto discutere in consiglio comunale; purtroppo abbiamo soltanto assistito al triste spettacolo di un'amministrazione impegnata solamente a costruire un capro espiatorio (l’ambientalismo contrapposto a chi difende il “lavoro”) per scaricare le proprie responsabilità . Noi abbiamo offerto una chiave di lettura diversa della vicenda e come sempre abbiamo coerentemente rappresentato un'altra prospettiva e un'altra proposta politica che vede nella riconversione ecologica dell'economia, nella difesa dei beni comuni e nella tutela del territorio l'unica strada che abbiamo a disposizione per uscire da una crisi economica strutturale e dare risposte serie e concrete,nel tempo, al mondo del lavoro. Ed è così che esprimiamo la nostra solidarietà con i lavoratori Laika.
Ci crediamo e continueremo a sostenere con impegno queste proposte.
San Casciano Val di Pesa, 1 ottobre 2011
COMUNICATO STAMPA
Quando la demagogia prevale sul confronto e sul rispetto, perde la democrazia. È quanto è successo durante la seduta del consiglio comunale di San Casciano del 29 settembre quando, tutti insieme, partiti di sinistra (ma questa definizione è ancora possibile?), di destra e lista civica, appoggiati dai dipendenti Laika giunti in gran numero, hanno “processato” il nostro gruppo Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista che ha presentato un ordine del giorno per opporsi alla decisione presa dall'Amministrazione di rimuovere i reperti archeologici di Ponterotto. Facile intuire l'esito della discussione, viste le forze in campo. Ma siamo sicuri che non sia la vittoria di Pirro?
Ha prevalso la demagogia, appunto. Le nostre motivazioni di contrarietà al progetto sono state chiare e argomentate, dobbiamo constatare che ieri nell'aula consiliare nessuno ha saputo o voluto dare risposte concrete alle nostre obiezioni.
Noi abbiamo parlato di difesa dei beni comuni: l'ambiente, il paesaggio, il patrimonio storico di una collettività si tutelano quando non si mettono in conflitto con la dignità del lavoro e i diritti dei lavoratori, quando si ha la capacità politica di gestire i processi economici e le dinamiche sociali di un territorio. Su questi temi non prendiamo lezioni da nessuno. Sul banco degli imputati mettiamo questa amministrazione che in dieci anni non ha saputo offrire una risposta concreta alle richieste sacrosante dei lavoratori. Nessuno può essere così ingenuo da credere che, se ancora non è stata posata la fatidica prima pietra del nuovo stabilimento, la colpa sia di “quattro ambientalisti”.
La nuova Laika sarebbe realizzata da tempo se fin da subito fosse stata scelta una localizzazione idonea. In realtà, cedendo al ricatto occupazionale, l'amministrazione ha intrapreso una faraginosa e complessa procedura urbanistica grazie alla quale l'impresa ha ottenuto la possibilità di costruire su terreni agricoli a Ponterotto: un'operazione di rendita immobiliare che, abbiamo sempre sostenuto, ci pare abbia avuto poco a che fare né con la presunta urgenza imprenditoriale, né con la salvaguardia dei posti di lavoro. Non ha insegnato niente la fallimentare esperienza Stianti a San Casciano? O lo stabilimento Laika a Sambuca ottenuto anche in quell'occasione con variante urbanistica ad hoc e mai utilizzato? Non è seguendo gli “appetiti” industriali che si tutelano i lavoratori, si può però fare demagogia e farlo credere.
Adesso, ancora una volta strumentalmente, si afferma che “sfrattare gli etruschi”, rimuovere dal sito i reperti emersi a Ponteretto, significherà contemporaneamente valorizzare i ritrovamenti e offrire ulteriori, concrete garanzie al mondo del lavoro.
Niente di più falso. In un momento di grave crisi nazionale e mondiale del settore nel quale è coinvolta pesantemente anche la multinazionale Hymer, costruire un gigantesco capannone, che sembra effettivamente sproporzionato rispetto alle previsioni produttive dell'azienda, non potrà dare nessuna certezza ai lavoratori. Si perderà invece l'autenticità di una testimonianza storica, trattando i resti della fattoria etrusca e della villa romana alla stregua di mattoncini Lego, come in questi giorni ha osservato autorevolmente il prof. Settis, commentando la vicenda. Per far questo l'amministrazione investe proprie risorse, fateci capire dov'è l'interesse pubblico dell'operazione.
Vorremmo anche una risposta ai dubbi sollevati sulla correttezza della delibera che la Giunta ha adottato, ove, tra l'altro, non viene dichiarato l’ammontare della spesa pluriennale che si dovrebbe sostenere e neanche a quali capitoli di bilancio viene imputata.
Di tutto ciò avremmo voluto discutere in consiglio comunale; purtroppo abbiamo soltanto assistito al triste spettacolo di un'amministrazione impegnata solamente a costruire un capro espiatorio (l’ambientalismo contrapposto a chi difende il “lavoro”) per scaricare le proprie responsabilità . Noi abbiamo offerto una chiave di lettura diversa della vicenda e come sempre abbiamo coerentemente rappresentato un'altra prospettiva e un'altra proposta politica che vede nella riconversione ecologica dell'economia, nella difesa dei beni comuni e nella tutela del territorio l'unica strada che abbiamo a disposizione per uscire da una crisi economica strutturale e dare risposte serie e concrete,nel tempo, al mondo del lavoro. Ed è così che esprimiamo la nostra solidarietà con i lavoratori Laika.
Ci crediamo e continueremo a sostenere con impegno queste proposte.
San Casciano Val di Pesa, 1 ottobre 2011
domenica 2 ottobre 2011
Lavoro e ambiente sono da sempre parte di un dialogo, costruttivo e partecipativo
Comunicato stampa di Rifondazione comunista
"Lavoro e ambiente sono da sempre parte di un dialogo, costruttivo e partecipativo, che Rifondazione comunista porta avanti. Anche a San Casciano, dove il partito non registra alcun fallimento come invece afferma i segretario metropolitano del Pd Patrizio Mecacci che si erge a giudice, guarda fuori dal suo partito mentre dovrebbe fare i conti con la sua coalizione". È il commento di Andrea Malpezzi, segretario provinciale del Prc che interviene dopo il Consiglio comunale che ha affrontato la delicata situazione delle Laika. Ribadendo la "fondamentale importanza di garantire presto e in tempi celeri una stabilità lavorativa ai dipendenti – spiega Malpezzi - ci rammarica constatare che Mecacci sfrutti una situazione delicata come il futuro di tanti lavoratori, e la difficoltà di conciliare la tutela dell'ambiente con gli interessi dei lavoratori stessi, per fare della bassa propaganda politica".
Il segretario provinciale del Prc Andrea Malpezzi, non la lascia passare liscia a Mecacci. Nonostante la dialettica interna a Rifondazione comunista, "che in realtà è la vera, democratica, forza del nostro partito", non abbiamo, come Mecacci ,"da fare i conti con ritadi di dieci anni". "Mecacci non considera che l'assenza di una politica industriale a San Casciano come nel nostro Paese, nonché di progetti di riconversione industriale seri, sono responsabilità che ricadono anche sui governi del centrosinistra. Non salva il centrodestra, Malpezzi, ma non può esimersi dal fare un'analisi ad ampio raggio, realistica, senza alcuna strumentalizzazione, arma "usata da altri ma non dal Prc, che ha sempre avuto come priorità l'interesse dei lavoratori e dell'ambiente". Il segretario provinciale del Prc contesta duramente il fatto che "vengano, da parte di Mecacci, scaricate del tutto le responsabilità politiche della situazioni. Mecacci dispensa giudizi e si prodiga in analisi sui pesi politici di altri partiti senza guardare al proprio, discutibile, operato". Sul lavoro e sulla Laika, il Prc ribadisce di essere "da sempre a sostegno ed in difesa dei lavoratori e delle attività produttive per cui – spiega Malpezzi - ci dichiariamo comunque felici che il presidio della Laika venga mantenuto", ribadendo però "che questo è il segno del vero fallimento di una parte de centrosinistra che amministra i territori senza affrontare il nodo della tutela dell'ambiente che non può essere contrapposto ma deve diventare il volano di una politica industriale". "Basta lasciarsi abbagliare, come altri partiti hanno fatto, dalle logiche di mercato che hanno contirnuito a generare la crisi economica e produttiva. Il Prc è sempre aperto a un confronto con chi vorrà essere partecipe in un dialogo costruttivo per conciliare le varie anime presenti sul territorio, come a San Casciano, dove una coalizione che vede la presenza di una lista civica ambientalista condividere con noi il percorso di opposizione in Consiglio comunale. Certo è che su un punto come il lavoro il PRC non media e non prende lezioni da nessuno, la difesa del posto e della dignità del lavoro è una prerogativa irrinunciabile a San Casciano ed altrove, anche su questo, forse, Mecacci dovrebbe riflettere bene".
Andrea Malpezzi
Segretario Provinciale PRC Firenze
"Lavoro e ambiente sono da sempre parte di un dialogo, costruttivo e partecipativo, che Rifondazione comunista porta avanti. Anche a San Casciano, dove il partito non registra alcun fallimento come invece afferma i segretario metropolitano del Pd Patrizio Mecacci che si erge a giudice, guarda fuori dal suo partito mentre dovrebbe fare i conti con la sua coalizione". È il commento di Andrea Malpezzi, segretario provinciale del Prc che interviene dopo il Consiglio comunale che ha affrontato la delicata situazione delle Laika. Ribadendo la "fondamentale importanza di garantire presto e in tempi celeri una stabilità lavorativa ai dipendenti – spiega Malpezzi - ci rammarica constatare che Mecacci sfrutti una situazione delicata come il futuro di tanti lavoratori, e la difficoltà di conciliare la tutela dell'ambiente con gli interessi dei lavoratori stessi, per fare della bassa propaganda politica".
Il segretario provinciale del Prc Andrea Malpezzi, non la lascia passare liscia a Mecacci. Nonostante la dialettica interna a Rifondazione comunista, "che in realtà è la vera, democratica, forza del nostro partito", non abbiamo, come Mecacci ,"da fare i conti con ritadi di dieci anni". "Mecacci non considera che l'assenza di una politica industriale a San Casciano come nel nostro Paese, nonché di progetti di riconversione industriale seri, sono responsabilità che ricadono anche sui governi del centrosinistra. Non salva il centrodestra, Malpezzi, ma non può esimersi dal fare un'analisi ad ampio raggio, realistica, senza alcuna strumentalizzazione, arma "usata da altri ma non dal Prc, che ha sempre avuto come priorità l'interesse dei lavoratori e dell'ambiente". Il segretario provinciale del Prc contesta duramente il fatto che "vengano, da parte di Mecacci, scaricate del tutto le responsabilità politiche della situazioni. Mecacci dispensa giudizi e si prodiga in analisi sui pesi politici di altri partiti senza guardare al proprio, discutibile, operato". Sul lavoro e sulla Laika, il Prc ribadisce di essere "da sempre a sostegno ed in difesa dei lavoratori e delle attività produttive per cui – spiega Malpezzi - ci dichiariamo comunque felici che il presidio della Laika venga mantenuto", ribadendo però "che questo è il segno del vero fallimento di una parte de centrosinistra che amministra i territori senza affrontare il nodo della tutela dell'ambiente che non può essere contrapposto ma deve diventare il volano di una politica industriale". "Basta lasciarsi abbagliare, come altri partiti hanno fatto, dalle logiche di mercato che hanno contirnuito a generare la crisi economica e produttiva. Il Prc è sempre aperto a un confronto con chi vorrà essere partecipe in un dialogo costruttivo per conciliare le varie anime presenti sul territorio, come a San Casciano, dove una coalizione che vede la presenza di una lista civica ambientalista condividere con noi il percorso di opposizione in Consiglio comunale. Certo è che su un punto come il lavoro il PRC non media e non prende lezioni da nessuno, la difesa del posto e della dignità del lavoro è una prerogativa irrinunciabile a San Casciano ed altrove, anche su questo, forse, Mecacci dovrebbe riflettere bene".
Andrea Malpezzi
Segretario Provinciale PRC Firenze
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venerdì 30 settembre 2011
MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI - comunicato di solidarietà della ReTe dei Comitati per la difesa del territorio
MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI …
Personalmente e a nome della ReTe dei Comitati per la difesa del territorio esprimo piena solidarietà a Lucia Carlesi, consigliere comunale di San Casciano per il gruppo Laboratorio per un’altra San Casciano – Rifondazione Comunista, che nel corso di una movimentata seduta, nel pomeriggio del 29 settembre, è stata oggetto di violenze verbali, di insulti e di un vero e proprio tentativo di linciaggio politico.
L’occasione è stata la discussione su un ordine del giorno presentato da Lucia Carlesi a proposito dei reperti archeologici (etrusco-ellenistici, romani, settecenteschi) venuti alla luce nel corso della costruzione del nuovo stabilimento Laika Caravans al Ponterotto (sulla vicenda tutta la documentazione è reperibile su: archeopatacca.blogspot.com). L’ordine del giorno è stato spostato al primo posto per dar modo a un folto gruppo di dipendenti Laika di partecipare alla seduta, con cartelli e striscioni dentro e fuori la sala comunale. In questo modo si è voluto mettere in violenta contrapposizione chi difende il patrimonio culturale del territorio da chi difende il posto di lavoro, scaricando sugli ambientalisti la responsabilità dei ritardi nella realizzazione del progetto Laika, che prese il via ormai dieci anni fa.
Davvero la colpa dei ritardi è degli ambientalisti? Non sapevamo di essere così potenti … Ma andiamo con ordine: la trattativa per l’acquisto del terreno da parte di Hymer AG, la multinazionale tedesca che aveva rilevato l’azienda della Sambuca, iniziava nel 2001, sotto la guida del Sindaco di San Casciano e con l’accordo dei sindacati. Il terreno, di circa 15 ha (di cui 10 in fondovalle), era a destinazione agricola e quasi tutto faceva parte della fattoria di Sorbigliano, un’azienda agricola in perenne crisi. Il consiglio di amministrazione di Laika ne deliberava l’acquisto il 9 settembre 2002, e il consigliere delegato assicurava che i lavori si sarebbero conclusi (addirittura!) entro l’estate del 2004, mentre per il momento nessun atto ufficiale prevedeva il cambio di destinazione. Nell’estate del 2004 finiva però la legislatura, lasciando in eredità soltanto una mozione approvata dal Consiglio Comunale che auspicava il trasferimento di Laika al Ponterotto. La nuova amministrazione si impegnava in una complicata procedura urbanistica, barcamenandosi fra un Piano Strutturale appena adottato (ma non approvato, e poi abbandonato) e un vecchio PRG. Si scelse la via della variante a quest’ultimo, che venne adottata dopo ben due anni, nell’agosto del 2006. Ed è solo in questa fase che le associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, Italia Nostra) entrano in campo presentando una serie di osservazioni, come previsto dalla legislazione regionale. Da notare che una di queste osservazioni segnalava che la variante mancava del tutto della necessaria verifica cartografica di dettaglio, perché era disegnata in scala 1:10.000: ma neppure questa osservazione fu presa minimamente in considerazione, mentre un serio rilievo del terreno avrebbe consentito già allora l’indagine di archeologia preventiva.
A questo punto le associazioni ambientaliste hanno provato, inutilmente, a fermare l’operazione, denunciando la ferita che un capannone così grande (300.000 mc!) avrebbe inferto al territorio e proponendo alternative in zone industriali vicine: alla stessa Sambuca, dove nel frattempo si liberavano numerosi spazi, o alla Zambra in comune di Barberino, per non parlare delle aree industriali in val d’Elsa, dove si è formato il vero e proprio distretto della camperistica. Nessuno ha mai sostenuto che Laika non dovesse costruire un nuovo capannone, ma si contestava la scelta del Ponterotto. Si contestava con ricorsi ed esposti: che non hanno minimamente inciso sui tempi della progettazione del capannone stesso. Forse era l’azienda che non aveva molta fretta? Fatto sta che per la concessione edilizia dobbiamo aspettare il 2008, e per l’approvazione di un’ulteriore variante (richiesta dall’azienda stessa) il 2009. Ed eccoci al presente: appena cominciamo i lavori, nel 2010, saltano fuori i reperti.
Tutti sapevano, al Ponterotto, che quella era una zona “sensibile” all’archeologia, bastava grattare il terreno per trovare dei cocci: l’indagine preventiva (che evidenzia le strutture murarie) avrebbe evitato di trovarsi impreparati proprio al momento in cui i lavori dovevano iniziare. I lavori del cantiere venivano seguiti giorno per giorno da chi si aspettava che qualcosa venisse fuori: e siccome quei reperti non passavano inosservati fu necessario coinvolgere la Soprintendenza: altro tempo perso, che non dipendeva certo dagli ambientalisti, i quali stavano a vedere e aspettavano di capire quali fossero gli sviluppi della situazione.
Ma da questo momento in poi, per più di un anno, della questione non si sa più niente, in Comune si trincerano dietro un “è tutto in mano alla Soprintendenza”, alla Soprintendenza rispondono con un “lasciateci lavorare, è tutto sotto controllo”. Fino a scoprire, ma soltanto nello scorso agosto, che era già stato proposto (da Laika) e autorizzato (dal Ministero) il trasferimento dei reperti in altra sede. Di questo trattava, appunto l’ordine del giorno di Carlesi: se è vero, come sostengono gli archeologi più qualificati, che il trasferimento fuori dal contesto di reperti di questo tipo non ha senso, perché accordarsi (in gran segreto) per un finto parco archeologico, con una forte spesa da parte del Comune, e nuovi ritardi di mesi e mesi, invece di adeguare il progetto del capannone, che fra l’altro non sembra nemmeno destinato a utilizzare tutti i 20.000 mq della superficie utile? Oppure, ci dicevano gli stessi archeologici, se i reperti non hanno grande valore, si faccia il rilievo e poi si ricoprano, come si fa in tante situazioni, o si distruggano, se ci si vuole prendere la responsabilità di farlo. Come ha detto la presidente di Confindustria toscana, perché quattro sassi devono intralciare un progetto così rilevante?
E qui veniamo alla seduta del Consiglio Comunale. Lucia Carlesi è rimasta da sola con il suo ordine del giorno, contro destra e sinistra, padroni, sindacati e operai. Una vera e propria ammucchiata, che il Sindaco Pescini ha avuto la sfacciataggine di definire “la vera comunità di San Casciano”. Nel Consiglio Comunale Carlesi era sola, ma al di fuori non lo è, come dimostra la partecipazione sulla rete, sul blog e su Facebook. E’ vero, su oltre 500 iscritti al gruppo Fb, molti non sono sancascianesi: ma è proprio questo che conta. Se alziamo un momento lo sguardo dal campanilino del paese e guardiamo un po’ più in là, ci accorgiamo che è il Comune di San Casciano ad essere isolato: si veda l’articolo di Salvatore Settis, il più autorevole esperto di paesaggio, del 28 settembre scorso su la Repubblica, dove la vicenda del Ponterotto è citata come scempio di portata nazionale. La scelta di volere per forza un insediamento industriale di quella portata dentro i propri confini comunali è miope e campanilistica, se non vogliamo pensare ancora peggio. Se i lavoratori Laika stanno ancora aspettando questo benedetto trasferimento, dopo dieci anni, devono solo ringraziare i propri rappresentanti politici e sindacali.
30 settembre 2011,
Claudio Greppi per la Rete dei Comitati
Personalmente e a nome della ReTe dei Comitati per la difesa del territorio esprimo piena solidarietà a Lucia Carlesi, consigliere comunale di San Casciano per il gruppo Laboratorio per un’altra San Casciano – Rifondazione Comunista, che nel corso di una movimentata seduta, nel pomeriggio del 29 settembre, è stata oggetto di violenze verbali, di insulti e di un vero e proprio tentativo di linciaggio politico.
L’occasione è stata la discussione su un ordine del giorno presentato da Lucia Carlesi a proposito dei reperti archeologici (etrusco-ellenistici, romani, settecenteschi) venuti alla luce nel corso della costruzione del nuovo stabilimento Laika Caravans al Ponterotto (sulla vicenda tutta la documentazione è reperibile su: archeopatacca.blogspot.com). L’ordine del giorno è stato spostato al primo posto per dar modo a un folto gruppo di dipendenti Laika di partecipare alla seduta, con cartelli e striscioni dentro e fuori la sala comunale. In questo modo si è voluto mettere in violenta contrapposizione chi difende il patrimonio culturale del territorio da chi difende il posto di lavoro, scaricando sugli ambientalisti la responsabilità dei ritardi nella realizzazione del progetto Laika, che prese il via ormai dieci anni fa.
Davvero la colpa dei ritardi è degli ambientalisti? Non sapevamo di essere così potenti … Ma andiamo con ordine: la trattativa per l’acquisto del terreno da parte di Hymer AG, la multinazionale tedesca che aveva rilevato l’azienda della Sambuca, iniziava nel 2001, sotto la guida del Sindaco di San Casciano e con l’accordo dei sindacati. Il terreno, di circa 15 ha (di cui 10 in fondovalle), era a destinazione agricola e quasi tutto faceva parte della fattoria di Sorbigliano, un’azienda agricola in perenne crisi. Il consiglio di amministrazione di Laika ne deliberava l’acquisto il 9 settembre 2002, e il consigliere delegato assicurava che i lavori si sarebbero conclusi (addirittura!) entro l’estate del 2004, mentre per il momento nessun atto ufficiale prevedeva il cambio di destinazione. Nell’estate del 2004 finiva però la legislatura, lasciando in eredità soltanto una mozione approvata dal Consiglio Comunale che auspicava il trasferimento di Laika al Ponterotto. La nuova amministrazione si impegnava in una complicata procedura urbanistica, barcamenandosi fra un Piano Strutturale appena adottato (ma non approvato, e poi abbandonato) e un vecchio PRG. Si scelse la via della variante a quest’ultimo, che venne adottata dopo ben due anni, nell’agosto del 2006. Ed è solo in questa fase che le associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, Italia Nostra) entrano in campo presentando una serie di osservazioni, come previsto dalla legislazione regionale. Da notare che una di queste osservazioni segnalava che la variante mancava del tutto della necessaria verifica cartografica di dettaglio, perché era disegnata in scala 1:10.000: ma neppure questa osservazione fu presa minimamente in considerazione, mentre un serio rilievo del terreno avrebbe consentito già allora l’indagine di archeologia preventiva.
A questo punto le associazioni ambientaliste hanno provato, inutilmente, a fermare l’operazione, denunciando la ferita che un capannone così grande (300.000 mc!) avrebbe inferto al territorio e proponendo alternative in zone industriali vicine: alla stessa Sambuca, dove nel frattempo si liberavano numerosi spazi, o alla Zambra in comune di Barberino, per non parlare delle aree industriali in val d’Elsa, dove si è formato il vero e proprio distretto della camperistica. Nessuno ha mai sostenuto che Laika non dovesse costruire un nuovo capannone, ma si contestava la scelta del Ponterotto. Si contestava con ricorsi ed esposti: che non hanno minimamente inciso sui tempi della progettazione del capannone stesso. Forse era l’azienda che non aveva molta fretta? Fatto sta che per la concessione edilizia dobbiamo aspettare il 2008, e per l’approvazione di un’ulteriore variante (richiesta dall’azienda stessa) il 2009. Ed eccoci al presente: appena cominciamo i lavori, nel 2010, saltano fuori i reperti.
Tutti sapevano, al Ponterotto, che quella era una zona “sensibile” all’archeologia, bastava grattare il terreno per trovare dei cocci: l’indagine preventiva (che evidenzia le strutture murarie) avrebbe evitato di trovarsi impreparati proprio al momento in cui i lavori dovevano iniziare. I lavori del cantiere venivano seguiti giorno per giorno da chi si aspettava che qualcosa venisse fuori: e siccome quei reperti non passavano inosservati fu necessario coinvolgere la Soprintendenza: altro tempo perso, che non dipendeva certo dagli ambientalisti, i quali stavano a vedere e aspettavano di capire quali fossero gli sviluppi della situazione.
Ma da questo momento in poi, per più di un anno, della questione non si sa più niente, in Comune si trincerano dietro un “è tutto in mano alla Soprintendenza”, alla Soprintendenza rispondono con un “lasciateci lavorare, è tutto sotto controllo”. Fino a scoprire, ma soltanto nello scorso agosto, che era già stato proposto (da Laika) e autorizzato (dal Ministero) il trasferimento dei reperti in altra sede. Di questo trattava, appunto l’ordine del giorno di Carlesi: se è vero, come sostengono gli archeologi più qualificati, che il trasferimento fuori dal contesto di reperti di questo tipo non ha senso, perché accordarsi (in gran segreto) per un finto parco archeologico, con una forte spesa da parte del Comune, e nuovi ritardi di mesi e mesi, invece di adeguare il progetto del capannone, che fra l’altro non sembra nemmeno destinato a utilizzare tutti i 20.000 mq della superficie utile? Oppure, ci dicevano gli stessi archeologici, se i reperti non hanno grande valore, si faccia il rilievo e poi si ricoprano, come si fa in tante situazioni, o si distruggano, se ci si vuole prendere la responsabilità di farlo. Come ha detto la presidente di Confindustria toscana, perché quattro sassi devono intralciare un progetto così rilevante?
E qui veniamo alla seduta del Consiglio Comunale. Lucia Carlesi è rimasta da sola con il suo ordine del giorno, contro destra e sinistra, padroni, sindacati e operai. Una vera e propria ammucchiata, che il Sindaco Pescini ha avuto la sfacciataggine di definire “la vera comunità di San Casciano”. Nel Consiglio Comunale Carlesi era sola, ma al di fuori non lo è, come dimostra la partecipazione sulla rete, sul blog e su Facebook. E’ vero, su oltre 500 iscritti al gruppo Fb, molti non sono sancascianesi: ma è proprio questo che conta. Se alziamo un momento lo sguardo dal campanilino del paese e guardiamo un po’ più in là, ci accorgiamo che è il Comune di San Casciano ad essere isolato: si veda l’articolo di Salvatore Settis, il più autorevole esperto di paesaggio, del 28 settembre scorso su la Repubblica, dove la vicenda del Ponterotto è citata come scempio di portata nazionale. La scelta di volere per forza un insediamento industriale di quella portata dentro i propri confini comunali è miope e campanilistica, se non vogliamo pensare ancora peggio. Se i lavoratori Laika stanno ancora aspettando questo benedetto trasferimento, dopo dieci anni, devono solo ringraziare i propri rappresentanti politici e sindacali.
30 settembre 2011,
Claudio Greppi per la Rete dei Comitati
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20 settembre 2011
Ieri sera a San Casciano, in un consiglio comunale teso e “blindato”, i gruppi consiliari (sia di destra sia di sinistra) hanno rigettato la mozione della consigliera di opposizione Lucia Carlesi, che chiedeva con solidi argomenti tecnici, scientifici, legali ed economici di fermare la procedura di rimozione dei reperti archeologici a Ponterotto, con ciò rappresentando il sentire non solo delle associazioni ambientaliste e di chi ha a cuore la tutela dei beni culturali, ma anche di quella grande parte di opinione pubblica che vuole una economia sostenibile e rispettosa dei beni comuni.
La delibera di giunta appare irregolare sotto molti punti di vista, al limite dellla nullità: si mette a carico delle casse comunali una grande quantità di lavori finalizzati al “trasloco” dei reperti, ma non si dice quanto questo costerà ai cittadini (il computo senza cifre allegato alla convenzione enumera opere che da un calcolo sommario da noi fatto su una decina di voci sicuramente supera i 100.000 euro), non si spiega da quali capitoli di spesa verranno prese le risorse e soprattutto non si spiega bene quale interesse pubblico esista nel pagare i tecnici che sovrintendono (in una proprietà privata) alla documentazione e alla organizzazione dei lavori di demolizione di un sito archeologico. Di più, tutto questo appare corredato di un documento di regolarità contabile che non si capisce a cosa si riferisca, visto che non c’è una sola cifra dichiarata.
Con quella delibera di fatto la giunta di San Casciano autorizza un tecnico di servizio a prendere accordi economici per non si capisce quali importi.
Con una dichiarazione incredibile il sindaco Pescini ha affermato in consiglio che le cifre saranno messe dopo che privati e enti sovraordinati avranno firmato l’accordo: in tal modo il Comune (ed i cittadini) si troverebbe a dover far fronte a spese addirittura pluriennali non si capisce da chi decise, in una logica di esproprio del Consiglio comunale (unica istituzione a ciò abilitata dalla legge).
Ma di tutto questo ieri sera non si è discusso.
Come non si è discusso nel merito delle argomentate critiche che archeologi di rilevanza nazionale hanno indirizzato all’intervento (per ultimo Salvatore Settis), ridicolizzati al punto che alcuni consiglieri hanno strappato applausi dichiarando che se fossero stati loro sulle ruspe “quelle pietre” le avrebbero direttamente spazzate via…
Il consiglio comunale è stata una rassegna di interventi platealmente demagogici tesi a ridicolizzare la rilevanza dell’ambiente, dei beni culturali , del paesaggio, di una agricoltura sostenibile, messi in antagonismo CON IL LAVORO: quel capannone sembra il futuro del Chianti, e nessuno si accorge che LAIKA vive la pesante crisi mondiale ed europea della camperistica, ha ridotto i propri fatturati AL DI SOTTO DI QUELLI DI 10 anni or sono (secondo quanto dichiarato ieri sera dagli stessi lavoratori), e non ha nessun bisogno oggi di quelle superfici che sono IL TRIPLO DI QUANTO OGGI è realmente in produzione. Gli ambientalisti sono stati addirittura accusati di aver provocato loro un ritardo di 10 anni nella costruzione dello stabilimento con le loro critiche, ritardo dovuto ai pasticciati percorsi individuati per regolarizzare la trasformazione di terreni agricoli individuati e acquistati fuori da ogni pianificazione con la promessa di futura edificabilità.
Dispiace che i lavoratori LAIKA massicciamente presenti e organizzati in platea abbiano creduto alla demagogia di chi trasforma gli affari immobiliari della Hymer in garanzie sicure di lavoro, come fu a suo tempo per i dipendenti della STIANTI (che ottenne un enorme volumetria nel centro di San Casciano sotto il ricatto della occupazione, salvo poi mandare a casa i propri dipendenti una volta realizzato l’affare). A suo tempo fu chiesto da chi si opponeva al progetto che almeno i lavoratori fossero tutelati con una clausola di convenzione che vincolasse la Hymer a mantenere i livelli occupazionali ATTUALI pena la decadenza della concessione dei volumi aggiuntivi, ma quella richiesta fu bocciata dalla Amministrazione comunale (che oggi si presenta a paladina del lavoro) come vessatoria della libertà di impresa.
Crediamo che lo stabilimento Laika sarebbe stato già realizzato da anni in maniera rispettosa dell’ambiente, dando risposte concrete e non demagogiche alle esigenze dei lavoratori, se per 11 anni l’amministrazione comunale e la Hymer non avessero perseguito con forzature e procedure ad hoc quella localizzazione.
Crediamo che difendere i beni comuni, tra i quali sono anche il paesaggio e i beni archeologici e culturali, sia invece la vera garanzia di un futuro e di un lavoro per i nostri figli, e continueremo a farlo opponendoci ad un atto che appare oltre che sbagliato anche palesemente viziato da irregolarità.
LEGAMBIENTE circolo IL PASSIGNANO
WWF Firenze
RETE DEI COMITATI
ITALIA NOSTRA Firenze
Ieri sera a San Casciano, in un consiglio comunale teso e “blindato”, i gruppi consiliari (sia di destra sia di sinistra) hanno rigettato la mozione della consigliera di opposizione Lucia Carlesi, che chiedeva con solidi argomenti tecnici, scientifici, legali ed economici di fermare la procedura di rimozione dei reperti archeologici a Ponterotto, con ciò rappresentando il sentire non solo delle associazioni ambientaliste e di chi ha a cuore la tutela dei beni culturali, ma anche di quella grande parte di opinione pubblica che vuole una economia sostenibile e rispettosa dei beni comuni.
La delibera di giunta appare irregolare sotto molti punti di vista, al limite dellla nullità: si mette a carico delle casse comunali una grande quantità di lavori finalizzati al “trasloco” dei reperti, ma non si dice quanto questo costerà ai cittadini (il computo senza cifre allegato alla convenzione enumera opere che da un calcolo sommario da noi fatto su una decina di voci sicuramente supera i 100.000 euro), non si spiega da quali capitoli di spesa verranno prese le risorse e soprattutto non si spiega bene quale interesse pubblico esista nel pagare i tecnici che sovrintendono (in una proprietà privata) alla documentazione e alla organizzazione dei lavori di demolizione di un sito archeologico. Di più, tutto questo appare corredato di un documento di regolarità contabile che non si capisce a cosa si riferisca, visto che non c’è una sola cifra dichiarata.
Con quella delibera di fatto la giunta di San Casciano autorizza un tecnico di servizio a prendere accordi economici per non si capisce quali importi.
Con una dichiarazione incredibile il sindaco Pescini ha affermato in consiglio che le cifre saranno messe dopo che privati e enti sovraordinati avranno firmato l’accordo: in tal modo il Comune (ed i cittadini) si troverebbe a dover far fronte a spese addirittura pluriennali non si capisce da chi decise, in una logica di esproprio del Consiglio comunale (unica istituzione a ciò abilitata dalla legge).
Ma di tutto questo ieri sera non si è discusso.
Come non si è discusso nel merito delle argomentate critiche che archeologi di rilevanza nazionale hanno indirizzato all’intervento (per ultimo Salvatore Settis), ridicolizzati al punto che alcuni consiglieri hanno strappato applausi dichiarando che se fossero stati loro sulle ruspe “quelle pietre” le avrebbero direttamente spazzate via…
Il consiglio comunale è stata una rassegna di interventi platealmente demagogici tesi a ridicolizzare la rilevanza dell’ambiente, dei beni culturali , del paesaggio, di una agricoltura sostenibile, messi in antagonismo CON IL LAVORO: quel capannone sembra il futuro del Chianti, e nessuno si accorge che LAIKA vive la pesante crisi mondiale ed europea della camperistica, ha ridotto i propri fatturati AL DI SOTTO DI QUELLI DI 10 anni or sono (secondo quanto dichiarato ieri sera dagli stessi lavoratori), e non ha nessun bisogno oggi di quelle superfici che sono IL TRIPLO DI QUANTO OGGI è realmente in produzione. Gli ambientalisti sono stati addirittura accusati di aver provocato loro un ritardo di 10 anni nella costruzione dello stabilimento con le loro critiche, ritardo dovuto ai pasticciati percorsi individuati per regolarizzare la trasformazione di terreni agricoli individuati e acquistati fuori da ogni pianificazione con la promessa di futura edificabilità.
Dispiace che i lavoratori LAIKA massicciamente presenti e organizzati in platea abbiano creduto alla demagogia di chi trasforma gli affari immobiliari della Hymer in garanzie sicure di lavoro, come fu a suo tempo per i dipendenti della STIANTI (che ottenne un enorme volumetria nel centro di San Casciano sotto il ricatto della occupazione, salvo poi mandare a casa i propri dipendenti una volta realizzato l’affare). A suo tempo fu chiesto da chi si opponeva al progetto che almeno i lavoratori fossero tutelati con una clausola di convenzione che vincolasse la Hymer a mantenere i livelli occupazionali ATTUALI pena la decadenza della concessione dei volumi aggiuntivi, ma quella richiesta fu bocciata dalla Amministrazione comunale (che oggi si presenta a paladina del lavoro) come vessatoria della libertà di impresa.
Crediamo che lo stabilimento Laika sarebbe stato già realizzato da anni in maniera rispettosa dell’ambiente, dando risposte concrete e non demagogiche alle esigenze dei lavoratori, se per 11 anni l’amministrazione comunale e la Hymer non avessero perseguito con forzature e procedure ad hoc quella localizzazione.
Crediamo che difendere i beni comuni, tra i quali sono anche il paesaggio e i beni archeologici e culturali, sia invece la vera garanzia di un futuro e di un lavoro per i nostri figli, e continueremo a farlo opponendoci ad un atto che appare oltre che sbagliato anche palesemente viziato da irregolarità.
LEGAMBIENTE circolo IL PASSIGNANO
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giovedì 29 settembre 2011
Consiglio comunale: si invita tutti a partecipare
OGGI, giovedì 29 settembre 2011 a partire dalle h17 si terrà la seduta del consiglio comunale.
Tra i punti all'ordine del giorno anche la questione dei reperti archeologici rinvenuti nell'area del cantiere Laika al Ponterotto.
L'inizio del CC è alle 17, ma non è possibile dare un orario preciso per la discussione del punto in oggetto.
RIMOZIONE DEI REPERTI ARCHEOLOGICI A SAN CASCIANO: SOSPENDIAMO E PROVIAMO A RIPENSARCI.
Il nostro gruppo consiliare presenta al prossimo consiglio comunale un ordine del giorno sui reperti rinvenuti nell'area del cantiere Laika.
La valle della Pesa, a Ponterotto, ha custodito come in uno scrigno, un tesoro di 2000 anni, un frammento di storia del nostro territorio e della nostra gente: i reperti archeologici emersi durante gli scavi per il cantiere Laika rappresentano un patrimonio importante che abbiamo il dovere di tutelare oggi perché anche domani questa testimonianza possa continuare ad essere patrimonio di tutta la comunità.
L'amministrazione di San Casciano invece di rendere possibile la tutela massima dei ritrovamenti, obbligando il privato ad adeguare il proprio intervento al mantenimento dei reperti in situ, ha accettato la proposta della multinazionale Hymer di rimuovere l'intero complesso edificato e riposizionarlo in un'area al di fuori del perimetro interessato dai lavori edili, definendo questa scelta una “valorizzazione” dei reperti. Addirittura investe soldi pubblici e proprie risorse (in un momento di grave crisi e di contrazione dei servizi) per coprire il costo ingente di ricostruzione della falsa area archeologica. Tutto ciò negando trasparenza e informazione, durante un iter autorizzativo durato più di un anno.
In realtà smantellare muri, ciottoli e fondamenta del fabbricato etrusco e della villa romana e andarli a ricomporre altrove creando un'area archeologica fasulla snaturerà completamente il valore dei ritrovamenti, si perderà per sempre l'autenticità della testimonianza storica.
Non a caso succede tutto questo. Ancora una volta si dimostra quanto fosse sbagliato il percorso iniziato dall'Amministrazione di San Casciano oltre dieci anni fa, finalizzato a localizzare il nuovo stabilimento Laika a Ponterotto, Allora il risultato fu un'operazione di rendita immobiliare che ha garantito soltanto la multinazionale Hymer, ma che niente ha avuto e ha a che fare con l'interesse della collettività e del territorio, tanto meno sono stati tutelati i lavoratori. Oggi assistiamo all'ennesima forzatura e si arriva addirittura a prevedere lo smantellamento di un'area archeologica pur di garantire l'intervento privato. Sarebbe una scelta ancora una volta perdente: cancelleremmo una traccia significativa del passato, un bene comune assoluto rappresentativo del patrimonio culturale e paesaggistico e nello stesso tempo un altro bene comune, la dignità del lavoro e dei diritti non avrà nessuna garanzia; la Hymer da anni perde occupazione e produzione e non serve un gigantesco capannone, il triplo degli spazi attuali, a chi preventiva di non ritornare ai livelli produttivi ante-crisi. Rimane la grave responsabilità di chi, non attuando una pianificazione corretta del territorio. ha messo ancora una volta in contrapposizione ieri l'ambiente oggi il patrimonio archeologico con i diritti del lavoro.
Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista presenta un ordine del giorno al prossimo consiglio comunale del 29 settembre per chiedere la revoca della delibera dello scorso agosto con la quale l'Amministrazione di San Casciano ha deciso lo smontaggio dei reperti. Crediamo sia possibile sospendere ogni decisione, aprire un confronto sia in consiglio comunale, sia nelle commissioni consiliari e favorire un percorso partecipato che veda tutti i soggetti coinvolti, esperti e tecnici del settore, esponenti delle associazioni e la cittadinanza per individuare scelte alternative che salvaguardino la nostra storia.
Settembre 2011, Gruppo Consiliare Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista
Gruppo consiliare Laboratorio per un'altra San Casciano/Rifondazione Comunisti Italiani
Tra i punti all'ordine del giorno anche la questione dei reperti archeologici rinvenuti nell'area del cantiere Laika al Ponterotto.
INVITIAMO TUTTI A PARTECIPARE!
L'inizio del CC è alle 17, ma non è possibile dare un orario preciso per la discussione del punto in oggetto.
RIMOZIONE DEI REPERTI ARCHEOLOGICI A SAN CASCIANO: SOSPENDIAMO E PROVIAMO A RIPENSARCI.
Il nostro gruppo consiliare presenta al prossimo consiglio comunale un ordine del giorno sui reperti rinvenuti nell'area del cantiere Laika.
La valle della Pesa, a Ponterotto, ha custodito come in uno scrigno, un tesoro di 2000 anni, un frammento di storia del nostro territorio e della nostra gente: i reperti archeologici emersi durante gli scavi per il cantiere Laika rappresentano un patrimonio importante che abbiamo il dovere di tutelare oggi perché anche domani questa testimonianza possa continuare ad essere patrimonio di tutta la comunità.
L'amministrazione di San Casciano invece di rendere possibile la tutela massima dei ritrovamenti, obbligando il privato ad adeguare il proprio intervento al mantenimento dei reperti in situ, ha accettato la proposta della multinazionale Hymer di rimuovere l'intero complesso edificato e riposizionarlo in un'area al di fuori del perimetro interessato dai lavori edili, definendo questa scelta una “valorizzazione” dei reperti. Addirittura investe soldi pubblici e proprie risorse (in un momento di grave crisi e di contrazione dei servizi) per coprire il costo ingente di ricostruzione della falsa area archeologica. Tutto ciò negando trasparenza e informazione, durante un iter autorizzativo durato più di un anno.
In realtà smantellare muri, ciottoli e fondamenta del fabbricato etrusco e della villa romana e andarli a ricomporre altrove creando un'area archeologica fasulla snaturerà completamente il valore dei ritrovamenti, si perderà per sempre l'autenticità della testimonianza storica.
Non a caso succede tutto questo. Ancora una volta si dimostra quanto fosse sbagliato il percorso iniziato dall'Amministrazione di San Casciano oltre dieci anni fa, finalizzato a localizzare il nuovo stabilimento Laika a Ponterotto, Allora il risultato fu un'operazione di rendita immobiliare che ha garantito soltanto la multinazionale Hymer, ma che niente ha avuto e ha a che fare con l'interesse della collettività e del territorio, tanto meno sono stati tutelati i lavoratori. Oggi assistiamo all'ennesima forzatura e si arriva addirittura a prevedere lo smantellamento di un'area archeologica pur di garantire l'intervento privato. Sarebbe una scelta ancora una volta perdente: cancelleremmo una traccia significativa del passato, un bene comune assoluto rappresentativo del patrimonio culturale e paesaggistico e nello stesso tempo un altro bene comune, la dignità del lavoro e dei diritti non avrà nessuna garanzia; la Hymer da anni perde occupazione e produzione e non serve un gigantesco capannone, il triplo degli spazi attuali, a chi preventiva di non ritornare ai livelli produttivi ante-crisi. Rimane la grave responsabilità di chi, non attuando una pianificazione corretta del territorio. ha messo ancora una volta in contrapposizione ieri l'ambiente oggi il patrimonio archeologico con i diritti del lavoro.
Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista presenta un ordine del giorno al prossimo consiglio comunale del 29 settembre per chiedere la revoca della delibera dello scorso agosto con la quale l'Amministrazione di San Casciano ha deciso lo smontaggio dei reperti. Crediamo sia possibile sospendere ogni decisione, aprire un confronto sia in consiglio comunale, sia nelle commissioni consiliari e favorire un percorso partecipato che veda tutti i soggetti coinvolti, esperti e tecnici del settore, esponenti delle associazioni e la cittadinanza per individuare scelte alternative che salvaguardino la nostra storia.
Settembre 2011, Gruppo Consiliare Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista
Gruppo consiliare Laboratorio per un'altra San Casciano/Rifondazione Comunisti Italiani
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mercoledì 14 settembre 2011
Mi unisco a esperti e associazioni che chiedono di trovare nuove soluzioni. Intervenga la Regione
COMUNICATO STAMPA 13 settembre 2011
Ritrovamenti archeologici nel cantiere Laika a San Casciano Val di Pesa. Romanelli: “Mi unisco a esperti e associazioni che chiedono di trovare nuove soluzioni. Intervenga la Regione”.
“Fin dall'inizio – dichiara il Consigliere Regionale Mauro Romanelli – sono stato contrario, sollecitato da Legambiente e dal gruppo consiliare Laboratorio per un'altra San Casciano, alla localizzazione scelta per il nuovo capannone della Laika caravan: una contrarietà non a priori, ma motivata da ragioni ambientali e paesaggistiche, nonché per l’inadeguatezza delle infrastrutture circostanti e per la fretta nel concedere varianti urbanistiche al di fuori del Piano Strutturale del Comune di San Casciano”.
“Una scelta, quella dell’amministrazione locale, dettata da motivi occupazionali, ma che a oggi, a sette anni di distanza dall’adozione della variante, nulla ha prodotto, essendo ben lontani dall’apertura della struttura”. “La Laika ha pesantemente ridotto i posti di lavoro, in questi ultimi anni, e non pare esserci alcuna garanzia che in futuro, anche accettando supinamente ogni condizione posta dall'azienda, il livello occupazionale sia garantito”.
“Nel frattempo nel sito, durante gli scavi cantieristici, sono stati rinvenuti resti archeologici di un edificio di epoca etrusco - ellenistica e di una villa romana di età imperiale e rimango assai sorpreso dalla recente decisione della Giunta locale di accettare le richieste della multinazionale e d’intervenire con proprie risorse per la demolizione, rimozione e ricostruzione in altro sito dei reperti, senza esplorare le alternative possibili che, con modifiche progettuali, potessero salvare, almeno in parte, il sito archeologico”.
“Mi appello quindi alla sensibilità dell’Assessore Regionale Cristina Scaletti affinché siano ascoltati i dubbi e le critiche di esperti e associazioni, sospendendo la firma regionale all’accordo e promuovendo un tavolo di concertazione, ove cercare soluzioni più attente e condivise, scongiurando così il rischio di produrre, con la rimozione dei reperti, un falso storico e topografico”.
“Sulla vicenda ho presentato un’interrogazione urgente” - termina Romanelli.
Interrogazione orale urgente
Il sottoscritto Consigliere Regionale
Ricordato che in località Ponterotto, nel comune di San Casciano in Val di Pesa (Fi) è stato localizzato, tra le proteste di molti comitati e associazioni per l’alto impatto ambientale e paesaggistico, un capannone di tre ha della multinazionale Hymer, proprietaria di Laika caravan;
Ricordato che nell’anno 2010, durante gli scavi cantieristici sono stati rinvenuti resti archeologici di un edificio di epoca etrusco - ellenistica e di una villa romana di età imperiale;
Ricordato che l’amministrazione comunale di San Casciano, con la delibera di Giunta n.132 del 1° agosto 2011, ha fatto propria la richiesta di rimozione dei reperti avanzata da Hymer a pochi mesi dall’inizio scavi, decidendo di intervenire con proprie risorse a un progetto di demolizione, rimozione e ricostruzione in altro sito dei reperti, senza esplorare le alternative possibili che, con modifiche progettuali, salvassero almeno parte del sito archeologico;
Ricordato che sembrerebbe non esistere ancora una relazione pubblicata sugli scavi, che il progetto di rimozione è stato deliberato a scavi in corso, a prescindere quindi dai risultati, che il progetto a parere di molti esperti distruggerà il valore scientifico del sito e produrrà un falso storico e topografico e che molte associazioni ambientaliste sono intervenute manifestando dubbi e critiche.
Interroga la Giunta Regionale per conoscere:
Se intende sospendere la firma regionale all’accordo, aprendo un confronto tra Amministrazione locale, Hymer e tecnici del settore ed esponenti delle associazioni di diversa opinione per verificare la correttezza della soluzione a oggi individuata.
Mauro Romanelli
Ritrovamenti archeologici nel cantiere Laika a San Casciano Val di Pesa. Romanelli: “Mi unisco a esperti e associazioni che chiedono di trovare nuove soluzioni. Intervenga la Regione”.
“Fin dall'inizio – dichiara il Consigliere Regionale Mauro Romanelli – sono stato contrario, sollecitato da Legambiente e dal gruppo consiliare Laboratorio per un'altra San Casciano, alla localizzazione scelta per il nuovo capannone della Laika caravan: una contrarietà non a priori, ma motivata da ragioni ambientali e paesaggistiche, nonché per l’inadeguatezza delle infrastrutture circostanti e per la fretta nel concedere varianti urbanistiche al di fuori del Piano Strutturale del Comune di San Casciano”.
“Una scelta, quella dell’amministrazione locale, dettata da motivi occupazionali, ma che a oggi, a sette anni di distanza dall’adozione della variante, nulla ha prodotto, essendo ben lontani dall’apertura della struttura”. “La Laika ha pesantemente ridotto i posti di lavoro, in questi ultimi anni, e non pare esserci alcuna garanzia che in futuro, anche accettando supinamente ogni condizione posta dall'azienda, il livello occupazionale sia garantito”.
“Nel frattempo nel sito, durante gli scavi cantieristici, sono stati rinvenuti resti archeologici di un edificio di epoca etrusco - ellenistica e di una villa romana di età imperiale e rimango assai sorpreso dalla recente decisione della Giunta locale di accettare le richieste della multinazionale e d’intervenire con proprie risorse per la demolizione, rimozione e ricostruzione in altro sito dei reperti, senza esplorare le alternative possibili che, con modifiche progettuali, potessero salvare, almeno in parte, il sito archeologico”.
“Mi appello quindi alla sensibilità dell’Assessore Regionale Cristina Scaletti affinché siano ascoltati i dubbi e le critiche di esperti e associazioni, sospendendo la firma regionale all’accordo e promuovendo un tavolo di concertazione, ove cercare soluzioni più attente e condivise, scongiurando così il rischio di produrre, con la rimozione dei reperti, un falso storico e topografico”.
“Sulla vicenda ho presentato un’interrogazione urgente” - termina Romanelli.
Interrogazione orale urgente
Il sottoscritto Consigliere Regionale
Ricordato che in località Ponterotto, nel comune di San Casciano in Val di Pesa (Fi) è stato localizzato, tra le proteste di molti comitati e associazioni per l’alto impatto ambientale e paesaggistico, un capannone di tre ha della multinazionale Hymer, proprietaria di Laika caravan;
Ricordato che nell’anno 2010, durante gli scavi cantieristici sono stati rinvenuti resti archeologici di un edificio di epoca etrusco - ellenistica e di una villa romana di età imperiale;
Ricordato che l’amministrazione comunale di San Casciano, con la delibera di Giunta n.132 del 1° agosto 2011, ha fatto propria la richiesta di rimozione dei reperti avanzata da Hymer a pochi mesi dall’inizio scavi, decidendo di intervenire con proprie risorse a un progetto di demolizione, rimozione e ricostruzione in altro sito dei reperti, senza esplorare le alternative possibili che, con modifiche progettuali, salvassero almeno parte del sito archeologico;
Ricordato che sembrerebbe non esistere ancora una relazione pubblicata sugli scavi, che il progetto di rimozione è stato deliberato a scavi in corso, a prescindere quindi dai risultati, che il progetto a parere di molti esperti distruggerà il valore scientifico del sito e produrrà un falso storico e topografico e che molte associazioni ambientaliste sono intervenute manifestando dubbi e critiche.
Interroga la Giunta Regionale per conoscere:
Se intende sospendere la firma regionale all’accordo, aprendo un confronto tra Amministrazione locale, Hymer e tecnici del settore ed esponenti delle associazioni di diversa opinione per verificare la correttezza della soluzione a oggi individuata.
Mauro Romanelli
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giovedì 8 settembre 2011
Quanto vale una storia di 2000 anni
Per consentire a LAIKA la realizzazione di un capannone si progetta lo spostamento in altra sede degli insediamenti etruschi e romani trovati negli scavi: una vera e propria “archeopatacca”!
Da più di 10 anni il Comune di San Casciano persevera nella scelta di una localizzazione sbagliata e ad alto impatto ambientale e paesistico per il capannone richiesto dalla multinazionale Hymer, proprietaria di LAIKA caravan. Usando il ricatto occupazionale l’azienda ha ottenuto una variante ad hoc, su terreni agricoli acquisiti in un sito lontano dal distretto della camperistica, al di fuori di ogni pianificazione e neanche indagato con i necessari rilievi di archeologia preventiva.
Dopo 7 anni dalla adozione della variante non un mattone della fabbrica è stato posato, a dimostrazione di come si sarebbe potuto tranquillamente scegliere una localizzazione più adatta e di come la “urgenza” imprenditoriale nascondesse solo un lucroso investimento immobiliare.
Ad accrescere la miopia della scelta, durante gli scavi per il capannone emergono nell’anno 2010 importanti resti di un fabbricato etrusco e della pars rustica di una villa romana. Invece di valorizzare tali testimonianze storiche, imponendo al privato di adeguare l’intervento al mantenimento della stratificazione emersa durante gli scavi, l’amministrazione comunale interviene CON PROPRIE RISORSE per rendere possibile la demolizione di muri e fondazioni, e la loro ricostruzione a guisa di “finte rovine” lontano dal perimetro previsto del fabbricato industriale: una vera e propria “archeopatacca”!.
Le alternative c’erano, si poteva ipotizzare uno spostamento dei volumi o una loro riduzione, stante la banalità architettonica del manufatto (un parallelepipedo di metri 300X100X11). Inoltre: LAIKA è una azienda in crisi, che dopo un periodo di crescita (nelle sedi della Sambuca) dal 2006 al 2010 ha perso mercato riducendo la produzione e soprattutto la forza lavoro impiegata. Il nuovo capannone non si giustifica quindi in nessun modo, visto che le stesse previsioni aziendali parlano di limiti alla produzione dovuti alla crisi mondiale. Ma evidentemente l’interesse privato a realizzare tutta la volumetria concessionata vale più di duemila anni di storia.
La traslazione di muri e fondazioni in mattoni e ciottoli non potrà che essere distruttiva, e la demolizione dello scavo sicuramente toglierà alla ricerca scientifica la possibilità in futuro di analizzare un insediamento rurale importante per capire gli ordinamenti della campagna in epoca etrusco-romana. Non si tratta di edifici, che possono eventualmente essere smontati e rimontati, ma di tracce e resti di manufatti che hanno senso solo se rimangono nel proprio sito.
Che tutto questo si faccia non per realizzare un’opera di pubblico interesse ma semplicemente per venire incontro alle richieste di un investitore privato suscita perplessità e sconcerto.
Da più di un anno, in segretezza, l’amministrazione comunale e la Hymer hanno percorso l’iter autorizzativo evitando ogni confronto pubblico e addirittura negando ogni visibilità e informativa sul caso (era dal giugno 2010 che andava avanti il progetto che definiamo “archeopatacca”).
Facciamo perciò appello alla DIREZIONE REGIONALE PER I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI del Ministero per i beni culturali, alla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, alla DIREZIONE REGIONALE (settore musei ed ecomusei) della REGIONE TOSCANA, perché non sia ratificato l’accordo per la rimozione delle strutture archeologiche.
In particolare, facciamo appello agli assessorati regionali competenti perché sia possibile aprire un confronto tra gli esperti del settore in vista di un approfondimento scientifico sul sito archeologico, sospendendo temporaneamente ogni decisione.
LEGAMBIENTE circolo “Il Passignano”, AMAT Montespertoli, MDT Montespertoli
Rete dei Comitati per la difesa del territorio, ITALIA NOSTRA Firenze, WWF sezione di Firenze, Legambiente TOSCANA
Da più di 10 anni il Comune di San Casciano persevera nella scelta di una localizzazione sbagliata e ad alto impatto ambientale e paesistico per il capannone richiesto dalla multinazionale Hymer, proprietaria di LAIKA caravan. Usando il ricatto occupazionale l’azienda ha ottenuto una variante ad hoc, su terreni agricoli acquisiti in un sito lontano dal distretto della camperistica, al di fuori di ogni pianificazione e neanche indagato con i necessari rilievi di archeologia preventiva.
Dopo 7 anni dalla adozione della variante non un mattone della fabbrica è stato posato, a dimostrazione di come si sarebbe potuto tranquillamente scegliere una localizzazione più adatta e di come la “urgenza” imprenditoriale nascondesse solo un lucroso investimento immobiliare.
Ad accrescere la miopia della scelta, durante gli scavi per il capannone emergono nell’anno 2010 importanti resti di un fabbricato etrusco e della pars rustica di una villa romana. Invece di valorizzare tali testimonianze storiche, imponendo al privato di adeguare l’intervento al mantenimento della stratificazione emersa durante gli scavi, l’amministrazione comunale interviene CON PROPRIE RISORSE per rendere possibile la demolizione di muri e fondazioni, e la loro ricostruzione a guisa di “finte rovine” lontano dal perimetro previsto del fabbricato industriale: una vera e propria “archeopatacca”!.
Le alternative c’erano, si poteva ipotizzare uno spostamento dei volumi o una loro riduzione, stante la banalità architettonica del manufatto (un parallelepipedo di metri 300X100X11). Inoltre: LAIKA è una azienda in crisi, che dopo un periodo di crescita (nelle sedi della Sambuca) dal 2006 al 2010 ha perso mercato riducendo la produzione e soprattutto la forza lavoro impiegata. Il nuovo capannone non si giustifica quindi in nessun modo, visto che le stesse previsioni aziendali parlano di limiti alla produzione dovuti alla crisi mondiale. Ma evidentemente l’interesse privato a realizzare tutta la volumetria concessionata vale più di duemila anni di storia.
La traslazione di muri e fondazioni in mattoni e ciottoli non potrà che essere distruttiva, e la demolizione dello scavo sicuramente toglierà alla ricerca scientifica la possibilità in futuro di analizzare un insediamento rurale importante per capire gli ordinamenti della campagna in epoca etrusco-romana. Non si tratta di edifici, che possono eventualmente essere smontati e rimontati, ma di tracce e resti di manufatti che hanno senso solo se rimangono nel proprio sito.
Che tutto questo si faccia non per realizzare un’opera di pubblico interesse ma semplicemente per venire incontro alle richieste di un investitore privato suscita perplessità e sconcerto.
Da più di un anno, in segretezza, l’amministrazione comunale e la Hymer hanno percorso l’iter autorizzativo evitando ogni confronto pubblico e addirittura negando ogni visibilità e informativa sul caso (era dal giugno 2010 che andava avanti il progetto che definiamo “archeopatacca”).
Facciamo perciò appello alla DIREZIONE REGIONALE PER I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI del Ministero per i beni culturali, alla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, alla DIREZIONE REGIONALE (settore musei ed ecomusei) della REGIONE TOSCANA, perché non sia ratificato l’accordo per la rimozione delle strutture archeologiche.
In particolare, facciamo appello agli assessorati regionali competenti perché sia possibile aprire un confronto tra gli esperti del settore in vista di un approfondimento scientifico sul sito archeologico, sospendendo temporaneamente ogni decisione.
LEGAMBIENTE circolo “Il Passignano”, AMAT Montespertoli, MDT Montespertoli
Rete dei Comitati per la difesa del territorio, ITALIA NOSTRA Firenze, WWF sezione di Firenze, Legambiente TOSCANA
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mercoledì 7 settembre 2011
Questo capannone s'ha da fare: spostiamo gli Etruschi, piuttosto
Durante gli scavi per la realizzazione dello stabilimento Laika a Ponterotto San Casciano Val di Pesa sono emersi notevoli reperti archeologici, insediamenti etruschi e romani. Invece di tutelare al massimo l'area che è un bene comune del nostro territorio si decide di rimuovere l'intero complesso archeologico, pur di garantire la realizzazione di un intervento privato. Ecco il nostro comunicato stampa:
5 settembre, seduta della Commissione consiliare ambiente e territorio per discutere il Regolamento Urbanistico Comunale di San Casciano in val di Pesa: i rappresentanti del gruppo Laboratorio per un’altra San Casciano – Rifondazione Comunista abbandonano la seduta perché ritengono inutile partecipare a una discussione, pur fondamentale perché relativa ad ulteriori incrementi del consumo di suolo, quando sono stati negati trasparenza e coinvolgimento su un intervento assolutamente rilevante per il nostro territorio come l'area archeologica di Ponterotto emersa nel corso dei lavori del cantiere Laika, e chiedono l'immediata discussione dell'intero progetto nella commissione medesima.
Sorprese estive. Nel mese di agosto la Giunta comunale di San Casciano ha approvato una delibera dal titolo 'Approvazione accordo per la disciplina dei rapporti per la rimozione, ricollocazione, restauro e valorizzazione delle strutture archeologiche rinvenute in località Ponterotto'. Erano diversi mesi, per lo meno dall'aprile 2010, che era stato chiesto ufficialmente un chiarimento in merito agli scavi in atto nel sito del cantiere Laika. Fu risposto, dall’Amministrazione comunale e anche dalla Soprintendenza, che la situazione era sotto controllo, che si procedeva tranquillamente al rilievo dei reperti e che, una volta chiusa l'indagine archeologica, sarebbe stata resa nota la relazione finale con la quale avremmo potuto conoscere la natura e l'entità dei ritrovamenti.
Anche nel successivo mese di settembre, in occasione dell'approvazione della delibera per lo stanziamento di fondi per un non ben identificabile 'Museo Laika' denunciammo la mancanza di trasparenza non essendo assolutamente chiaro il tipo di intervento che si andava delineando sul sito archeologico.
Adesso con la delibera del primo agosto scopriamo che già nel giugno 2010 il gruppo Hymer (proprietario di Laika) aveva avanzato la proposta di una 'rimozione' del complesso dei reperti archeologici (etruschi e romani, ossia dell'intero insediamento edificato) e successiva 'ricollocazione' in altra sede, e che questa proposta era stata accolta favorevolmente sia dal Comune che dalla Soprintendenza. Per più di un anno, quindi, si sono svolti tutti i contatti che hanno portato a questa delibera, presentata come una originale “valorizzazione” di un sito archeologico, ma l'Amministrazione in tutto questo periodo non ha ritenuto opportuno discuterne in modo esauriente in consiglio comunale e neanche in commissione urbanistica.
Di norma in situazioni di questo genere i casi sono due: o i reperti non hanno gran valore, e allora se ne fa il rilievo e se ne pubblicano i risultati scientifici, per poi ricoprire il sito, oppure lo scavo si rivela importante e allora saranno i progetti di nuove opere che si dovranno adeguare. È quanto è successo a Gonfienti, nel caso del centro intermodale di Prato, ma anche sulla Grosseto-Siena, dove il tracciato è stato 'rialzato' per lasciare la possibilità di studiare reperti etruschi importanti, vicino a Roselle. Qui al Ponterotto, invece, Hymer dichiara che la presenza degli scavi è incompatibile con quella del capannone progettato: e allora? Allora si spostano quelle quattro pietre che (in fondo) non interessano a nessuno, nella prevista 'Area archeologica di Ponterotto' collocata in adiacenza alla zona de La Botte in prossimità della percorso pedo-ciclabile. Meglio ancora, così ci si va anche in bicicletta a visitare la (falsa) area archeologica.
Non è nostro compito mettere in discussione l’avallo che la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali hanno dato all’operazione, certamente ci proponiamo di approfondire le scelte fatte con la collaborazione di esperti qualificati. Intanto ci sembra inevitabile rilevare la mancanza di trasparenza da parte della Giunta comunale in tutta questa vicenda, nonostante le assicurazioni date. E perché nessuno viene a spiegare ai più diretti interessati, cioè ai dipendenti Laika, come mai si sono persi dieci anni senza che nessuno dei responsabili, pubblici e privati, si accorgesse che qualche centimetro sotto terra c’erano tracce di insediamenti di più di duemila anni? Non avevano mai sentito parlare di archeologia preventiva?
Ma l’errore risale proprio a quella scelta di dieci anni fa, quando fu individuata un'area agricola che doveva essere per forza proprio quella, senza nessuna possibile alternativa, un'area ad alto valore ambientale e paesaggistico, evidentemente inadatta ad ospitare un insediamento industriale. Se davvero c’era l’urgenza che allora ci dicevano, non era meglio cercare soluzioni diverse? La 'ricollocazione' del sito archeologico del Ponterotto non è che l’ultima forzatura per coprire le responsabilità di chi ha voluto a tutti i costi un’operazione immobiliare che nulla ha a che vedere con l’interesse dei lavoratori.
Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista
San Casciano Val di Pesa, 7 settembre 2011
5 settembre, seduta della Commissione consiliare ambiente e territorio per discutere il Regolamento Urbanistico Comunale di San Casciano in val di Pesa: i rappresentanti del gruppo Laboratorio per un’altra San Casciano – Rifondazione Comunista abbandonano la seduta perché ritengono inutile partecipare a una discussione, pur fondamentale perché relativa ad ulteriori incrementi del consumo di suolo, quando sono stati negati trasparenza e coinvolgimento su un intervento assolutamente rilevante per il nostro territorio come l'area archeologica di Ponterotto emersa nel corso dei lavori del cantiere Laika, e chiedono l'immediata discussione dell'intero progetto nella commissione medesima.
Sorprese estive. Nel mese di agosto la Giunta comunale di San Casciano ha approvato una delibera dal titolo 'Approvazione accordo per la disciplina dei rapporti per la rimozione, ricollocazione, restauro e valorizzazione delle strutture archeologiche rinvenute in località Ponterotto'. Erano diversi mesi, per lo meno dall'aprile 2010, che era stato chiesto ufficialmente un chiarimento in merito agli scavi in atto nel sito del cantiere Laika. Fu risposto, dall’Amministrazione comunale e anche dalla Soprintendenza, che la situazione era sotto controllo, che si procedeva tranquillamente al rilievo dei reperti e che, una volta chiusa l'indagine archeologica, sarebbe stata resa nota la relazione finale con la quale avremmo potuto conoscere la natura e l'entità dei ritrovamenti.
Anche nel successivo mese di settembre, in occasione dell'approvazione della delibera per lo stanziamento di fondi per un non ben identificabile 'Museo Laika' denunciammo la mancanza di trasparenza non essendo assolutamente chiaro il tipo di intervento che si andava delineando sul sito archeologico.
Adesso con la delibera del primo agosto scopriamo che già nel giugno 2010 il gruppo Hymer (proprietario di Laika) aveva avanzato la proposta di una 'rimozione' del complesso dei reperti archeologici (etruschi e romani, ossia dell'intero insediamento edificato) e successiva 'ricollocazione' in altra sede, e che questa proposta era stata accolta favorevolmente sia dal Comune che dalla Soprintendenza. Per più di un anno, quindi, si sono svolti tutti i contatti che hanno portato a questa delibera, presentata come una originale “valorizzazione” di un sito archeologico, ma l'Amministrazione in tutto questo periodo non ha ritenuto opportuno discuterne in modo esauriente in consiglio comunale e neanche in commissione urbanistica.
Di norma in situazioni di questo genere i casi sono due: o i reperti non hanno gran valore, e allora se ne fa il rilievo e se ne pubblicano i risultati scientifici, per poi ricoprire il sito, oppure lo scavo si rivela importante e allora saranno i progetti di nuove opere che si dovranno adeguare. È quanto è successo a Gonfienti, nel caso del centro intermodale di Prato, ma anche sulla Grosseto-Siena, dove il tracciato è stato 'rialzato' per lasciare la possibilità di studiare reperti etruschi importanti, vicino a Roselle. Qui al Ponterotto, invece, Hymer dichiara che la presenza degli scavi è incompatibile con quella del capannone progettato: e allora? Allora si spostano quelle quattro pietre che (in fondo) non interessano a nessuno, nella prevista 'Area archeologica di Ponterotto' collocata in adiacenza alla zona de La Botte in prossimità della percorso pedo-ciclabile. Meglio ancora, così ci si va anche in bicicletta a visitare la (falsa) area archeologica.
Non è nostro compito mettere in discussione l’avallo che la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali hanno dato all’operazione, certamente ci proponiamo di approfondire le scelte fatte con la collaborazione di esperti qualificati. Intanto ci sembra inevitabile rilevare la mancanza di trasparenza da parte della Giunta comunale in tutta questa vicenda, nonostante le assicurazioni date. E perché nessuno viene a spiegare ai più diretti interessati, cioè ai dipendenti Laika, come mai si sono persi dieci anni senza che nessuno dei responsabili, pubblici e privati, si accorgesse che qualche centimetro sotto terra c’erano tracce di insediamenti di più di duemila anni? Non avevano mai sentito parlare di archeologia preventiva?
Ma l’errore risale proprio a quella scelta di dieci anni fa, quando fu individuata un'area agricola che doveva essere per forza proprio quella, senza nessuna possibile alternativa, un'area ad alto valore ambientale e paesaggistico, evidentemente inadatta ad ospitare un insediamento industriale. Se davvero c’era l’urgenza che allora ci dicevano, non era meglio cercare soluzioni diverse? La 'ricollocazione' del sito archeologico del Ponterotto non è che l’ultima forzatura per coprire le responsabilità di chi ha voluto a tutti i costi un’operazione immobiliare che nulla ha a che vedere con l’interesse dei lavoratori.
Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista
San Casciano Val di Pesa, 7 settembre 2011
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martedì 6 marzo 2007
Verdi contro la variante Laika di S.Casciano
Comunicato stampa, 6/3/2007
Verdi contro la variante Laika di S.Casciano appena approvata dal Consiglio Comunale
Appello ai Verdi tedeschi e sostegno alle posizioni delle associazioni
I Verdi sono l'unica forza di centrosinistra a dichiararsi contrari alla variante Laika, considerandola uno scempio ambientale e contemporaneamente una presa di giro ai danni dei lavoratori, che non hanno le giuste e reali garanzie di occupazione, nonostante le rassicurazioni dell'amministrazione di S.Casciano.
'Per questo', dichiarano Luca Ragazzo, Capogruppo dei Verdi in Consiglio Provinciale e Mauro Romanelli, portavoce regionale dei Verdi, 'sosteniamo pienamente la presa di posizione delle associazioni e dei comitati, Legambiente Il Passignano, WWF sez. Firenze, Italia Nostra, associazione per la tutela dell'ambiente di San Casciano, AMAT Montespertoli, Fondazione per la Tutela del Chianti Classico'.
'Ci ritroviamo pienamente nelle loro riflessioni che evidenziano quanto la contrapposizione tra valori ambientali e valori economici-lavorativi sia fasulla e strumentale. Operazioni come quella della Laika a San Casciano o l'inceneritore di Rufina, sito in una zona ad alto pregio paesaggistico e con prodotti DOC e biologici, sono un vero suicidio economico a fronte del dubbio beneficio di insediamenti industriali che oggi ci sono e che domani potrebbero non esserci più, magari perché trasferiti in Romania o in Cina'.
'Annunciamo perciò', concludono Ragazzo e Romanelli, 'che manderemo il testo dell'appello contro la variante Laika ai Verdi tedeschi, accompagnandolo con una nostra lettera: speriamo che con uno sforzo congiunto che va dal Chianti Fiorentino alla Germania (dove risiede la ditta madre) i Verdi possano far luce sulle reali strategie aziendali del gruppo Laika e su quanto realmente l'azienda punti sul nuovo stabilimento'.
Luca Ragazzo, Capogruppo dei Verdi in Consiglio Provinciale.
Mauro Romanelli, Portavoce regionale Verdi della Toscana
Verdi contro la variante Laika di S.Casciano appena approvata dal Consiglio Comunale
Appello ai Verdi tedeschi e sostegno alle posizioni delle associazioni
I Verdi sono l'unica forza di centrosinistra a dichiararsi contrari alla variante Laika, considerandola uno scempio ambientale e contemporaneamente una presa di giro ai danni dei lavoratori, che non hanno le giuste e reali garanzie di occupazione, nonostante le rassicurazioni dell'amministrazione di S.Casciano.
'Per questo', dichiarano Luca Ragazzo, Capogruppo dei Verdi in Consiglio Provinciale e Mauro Romanelli, portavoce regionale dei Verdi, 'sosteniamo pienamente la presa di posizione delle associazioni e dei comitati, Legambiente Il Passignano, WWF sez. Firenze, Italia Nostra, associazione per la tutela dell'ambiente di San Casciano, AMAT Montespertoli, Fondazione per la Tutela del Chianti Classico'.
'Ci ritroviamo pienamente nelle loro riflessioni che evidenziano quanto la contrapposizione tra valori ambientali e valori economici-lavorativi sia fasulla e strumentale. Operazioni come quella della Laika a San Casciano o l'inceneritore di Rufina, sito in una zona ad alto pregio paesaggistico e con prodotti DOC e biologici, sono un vero suicidio economico a fronte del dubbio beneficio di insediamenti industriali che oggi ci sono e che domani potrebbero non esserci più, magari perché trasferiti in Romania o in Cina'.
'Annunciamo perciò', concludono Ragazzo e Romanelli, 'che manderemo il testo dell'appello contro la variante Laika ai Verdi tedeschi, accompagnandolo con una nostra lettera: speriamo che con uno sforzo congiunto che va dal Chianti Fiorentino alla Germania (dove risiede la ditta madre) i Verdi possano far luce sulle reali strategie aziendali del gruppo Laika e su quanto realmente l'azienda punti sul nuovo stabilimento'.
Luca Ragazzo, Capogruppo dei Verdi in Consiglio Provinciale.
Mauro Romanelli, Portavoce regionale Verdi della Toscana
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lunedì 22 gennaio 2007
Esposto alla Procura della Repubblica di Firenze
(22 Gennaio 2007)
I sottoscritti firmatari, cittadini residenti e rappresentanti o esponenti delle associazioni di tutela e salvaguardia dell'ambiente sottoelencate, segnalano alla Procura di Firenze alcune caratteristiche dell'iter che ha condotto il Consiglio Comunale di San Casciano in val di Pesa alla DELIBERA CONSIGLIO COMUNALE N. 41 DEL 13.06.2006, avente per oggetto 'P.R.G: Accordo di pianificazione per la Variante al PRG ed integrazione Piano Strutturale e contestuale Variante al P.T.C. Provincia di Firenze per individuazione zona per attività produttiva in località Ponterotto. Ratifica intesa preliminare ai sensi dell'Art. 22 L.R. n. 1/05 Adozione di variante al PRG, adozione di variante al Piano di classificazione acustica'. Fermo rimanendo che spetta alla Procura stessa l?eventuale acquisizione di atti, e la valutazione sulla sussistenza o meno di irregolarità, si rappresenta quanto di seguito
PREMESSO
Che la delibera in oggetto riguarda la realizzazione di una zona D per attività produttiva in località Ponterotto finalizzata ad ospitare uno stabilimento industriale della società LAIKA CARAVANS.
Che le associazioni sottoelencate hanno sin da subito manifestato la propria contrarietà al progetto in riferimento, criticandone tanto il merito, per motivi di carattere paesaggistico-ambientale, quanto il metodo, che stravolge quelle che a nostro avviso sono le corrette prassi di formazione degli strumenti urbanistici.
Che su tale questione di legittimità della procedura è stata presentata da alcune associazioni ambientaliste una osservazione alla Delibera di adozione da parte del Comune di San Casciano (ALLEGATO 1), osservazione alla quale l'ufficio tecnico ha risposto dichiarando (ALLEGATO 2, pag 19):
'Premesso che nell'osservazione non si ravvisano aspetti di rilevanza tecnica, anche in mancanza di specifici riferimenti in ordine alle norme che si presumono violate, per quanto di competenza si ribadisce che l'Ufficio ha condotto le procedure di variante nel rispetto delle norme nazionali e regionali vigenti. Pertanto non si ravvisano elementi di illegittimità che supportino la richiesta di annullamento della procedura di variante, ferme restando le altre considerazioni che però non assumono rilevanza di natura tecnica.'
Che in tale maniera l'ufficio tecnico ha di fatto eluso la questione posta nella osservazione, che non riguarda problemi inerenti la procedura a seguito della prima delibera ufficiale di avvio del procedimento (del. CC n131 del 7/06/2004, ALLEGATO 3), ma la modalità con la quale si è giunti a definire e perimetrare la superficie oggetto di Variante, che corrisponde esattamente alle proprietà agricole acquisite da LAIKA nel 2002 successivamente a primi contatti con le amministrazioni locali. (ALLEGATO 4: sovrapposizione catastale).
SI ESPONGONO ALL'ATTENZIONE DELLA PROCURA I SEGUENTI FATTI:
- Nel 1997 il Comune di Tavarnelle concede alla Laika, con una variante ad hoc, di realizzare su una superficie coperta di 6500 mq su due piani (per totali 13000 mq di superficie) la sede di Laika 3: un capannone che dovrebbe rispondere alla esigenza manifestata dalla azienda e dalle maestranze di ovviare alla problematica situazione logistica dell'impresa: 6 capannoni localizzati in tre diversi lotti distanti tra loro, tettoie in amianto fatiscenti, temperature estive proibitive (a tale variante viene dato parere favorevole persino dalle associazioni ambientaliste).
- Nel 2000 la dirigenza dell'impresa fa presente che ritiene non adeguato il capannone ottenuto in variante, che viene però realizzato. Cominciano contatti non formali e non ufficiali con le amministrazioni di San Casciano Val di Pesa e di Tavarnelle. Di ciò fa fede una dichiarazione resa (e registrata) dall'allora sindaco Pietro Roselli nel Consiglio Comunale di San Casciano svoltosi in data 13/6/2006, che data appunto al 2000 l'inizio della ricerca di nuove soluzioni localizzative e dell'impegno in tal senso delle amministrazioni locali.
- Il 9 settembre 2002 si riunisce il CdA della LAIKA (ALLEGATO 5: Verbale CdA), e il nuovo presidente del CdA, Hans Jurgen Burkert, dichiara alla nuova dirigenza dell'azienda (rilevata dal gruppo tedesco Hymer) come 'l'utilizzo dello stabilimento noto come 'Laika 3 nuovo', di recente ultimazione, non sia compatibile con gli attuali progetti di ottimizzazione della filiera produttiva'. Burkert propone al CdA di vendere l'immobile appena realizzato (valutato dalla Gabetti tra 12 e 12,9 milioni di Euro) per avviare il nuovo progettato stabilimento industriale, da finanziarsi in parte con la vendita dello stabilimento appena realizzato in variante urbanistica a Tavarnelle e MAI USATO PER FINI PRODUTTIVI.
Burkert dichiara di avere già i contatti con i finanziatori e '..con alcune imprese edili anch'esse interessate alla realizzazione del progetto'. Illustra inoltre '..l'attuale situazione urbanistica dell'area nonché le possibili soluzioni edificative già studiate e sottoposte a un vaglio preventivo delle autorità locali'. Burkert si spinge inoltre sino a dichiarare che 'Il nuovo complesso sorgerà su di un'area di circa 150000 mq nel comune di San Casciano Val di Pesa (Firenze) poco distante, quindi, dall'attuale sede e sarà realizzato per il 2004, si prevede per l'agosto 2004 il trasferimento di sede'.
Dal punto di vista urbanistico l'area è al momento AGRICOLA, quindi lo stabilimento non si potrebbe fare.
- In quella sede il CdA delibera all'unanimità di seguire la strada proposta dal presidente, delibera quindi di procedere a riscatto anticipato e immediata vendita dello stabilimento appena realizzato a Tavarnelle, e di acquistare per una cifra di circa 3,5 milioni di Euro i terreni agricoli in località Ponterotto per i quali vengono puntualmente indicate le proprietà. Vengono conferiti al consigliere Heinric Dumpe i necessari poteri per compiere tutti gli atti necessari, e infatti sarà Dumpe a siglare i contratti e a confrontarsi con la comunità locale.
- Nel mese di ottobre 2002 vengono siglati i preliminari dei terreni (ALLEGATO 6: preliminare con sigg.ri Ricci), il terreno in quel momento agricolo viene acquistato ad un prezzo tra i 20 e i 23 Euro al mq, prezzo ben distante dal valore di un terreno fabbricabile industriale che nella zona del Chianti si aggira tra i 90 Euro/mq (pagati da artigiani per la adiacente zona artigianale del Ponterotto) e i 200 Euro/mq di stime di mercato tra Poggibonsi e Empoli. Gli acquisti vengono perfezionati entro dicembre e dalle visure catastali (ALLEGATO 7) risultano di proprietà Laika da atto pubblico del 10/12/2002. Poiché su questo punto dell'acquisto terreni sono stati chiesti da più parti chiarimenti alla Amministrazione Comunale, LAIKA ha prodotto in data 8/06/2006 un documento (ALLEGATO 8) nel quale dichiara un costo finale di acquisto, comprensivo di tasse e oneri, di euro 4.574.000, voce che collima con la messa in bilancio di Laika nel 2003 di euro 4.274.500,62 per acquisto immobili e terreni (ALLEGATO 9).
- Solo il 31 marzo 2003 viene votato in Consiglio Comunale di San Casciano un documento di indirizzo (il primo atto ufficiale) che invita la Giunta Comunale ad attivarsi per questo progetto di nuovo insediamento.
- Poiché San Casciano non ha ancora adottato il Piano Strutturale, questo strumento viene predisposto in modo da poter poi consentire l'avvio immediato della variante, ossia nella versione finale del Piano Strutturale adottato dal C.C. (29/3/2004) si inserisce la previsione di insediamento produttivo dando titolarità a dei volumi, cioè non si parla di generico insediamento produttivo, ma si esplicita in uno strumento di pianificazione, art. 14.2, che sono previste ulteriori ampliamenti delle zone produttive '..nell'ambito del vigente PRG (Le Mandrie, Calzaiolo) e anche oltre (eventuale stabilimento Laika)? (ALLEGATO 10). Per chiarire l'aspetto paradossale della vicenda, se LAIKA si fosse tirata indietro e si fosse fatto avanti un altro imprenditore con pari garanzie occupazionali, pur acquistando i terreni non avrebbe potuto edificare su quella zona in quanto i volumi 'hanno un nome e cognome? e solo un'altra variante avrebbe potuto sbloccare la cosa.
- Nel giugno del 2004 parte con delibera di G.C n 131 l'avvio del procedimento di variante ai sensi dell?art. 40 LR 5/95.
- Nel luglio 2006 la giunta comunale risponde con un manifesto pubblico alle accuse da più parti avanzate sulla correttezza del procedimento di variante, con un testo che recita in questo modo: 'Riguardo all'acquisizione del terreno occorre chiarire quanto segue: la trattativa si è svolta direttamente tra le parti e si ritiene che l'accordo abbia soddisfatto entrambe, il che significa che non si è agevolato né la speculazione fondiaria, cioè i venditori i quali naturalmente, al momento della vendita, erano consapevoli che Laika non acquistava quel terreno 'per coltivar carciofi', né la parte acquirente cioè Laika in quanto consapevole che l'amministrazione comunale avrebbe posto dei vincoli alla destinazione produttiva per molti anni, evitando così eventuali appetiti speculativi.' (ALLEGATO 11).
- In un articolo pubblicato su Metropoli del 20 ottobre 2006 (ALLEGATO 12), sempre in risposta alle polemiche sul percorso di formazione della variante, l'ex sindaco Pietro Roselli rivendica apertamente la paternità della localizzazione dell'intervento, ed in risposta a specifica domanda sull?argomento dichiara apertamente che '..noi che siamo stati fin da subito in questa partita, abbiamo deciso che potevamo trovare spazi laddove fin dal 1985, abbiamo una zona industriale (Ponterotto), che è stata ridotta per non dare spazi e 'sponde' a chi viene da fuori'. Si allega per completezza anche l'articolo della associazione 'Legambiente' pubblicato nella edizione del 27 ottobre della rivista che risponde a tali affermazioni ponendo delle questioni sulla trasparenza del percorso.
TUTTO CIÒ PREMESSO, I SOTTOSCRITTI CHIEDONO
che la S.V.Ill.ma voglia indagare se nei fatti sopra esposti possano ravvisarsi ipotesi di reato, individuando gli eventuali responsabili. Chiedono inoltre che, qualora accerti violazioni di legge, voglia prendere tutti quei provvedimenti atti a far cessare eventuali comportamenti non regolamentari e pregiudizievoli per l'ambiente e il territorio.
I sottoscritti chiedono di essere informati circa l'eventuale richiesta di archiviazione, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 408, comma 2, c.p.p., e sull'eventuale richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari, ai sensi dell'art. 406, commi 3 e 5, c.p.p..(1). Ove il Pubblico Ministero ritenga di procedere con decreto penale, dichiarano di opporsi.
Paolo Sorgentone Circolo Legambiente 'Il Passignano'
Giuseppe Pandolfi Circolo Legambiente 'Il Passignano'
Guido Scoccianti WWF
Claudio Greppi Italia Nostra
Franco Bolognesi Associazione San Casciano per la tutela dell'Ambiente
Giovanni Ricasoli Firidolfi Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico ONLUS
Stefano Mazzoni AMAT Montespertoli
I sottoscritti firmatari, cittadini residenti e rappresentanti o esponenti delle associazioni di tutela e salvaguardia dell'ambiente sottoelencate, segnalano alla Procura di Firenze alcune caratteristiche dell'iter che ha condotto il Consiglio Comunale di San Casciano in val di Pesa alla DELIBERA CONSIGLIO COMUNALE N. 41 DEL 13.06.2006, avente per oggetto 'P.R.G: Accordo di pianificazione per la Variante al PRG ed integrazione Piano Strutturale e contestuale Variante al P.T.C. Provincia di Firenze per individuazione zona per attività produttiva in località Ponterotto. Ratifica intesa preliminare ai sensi dell'Art. 22 L.R. n. 1/05 Adozione di variante al PRG, adozione di variante al Piano di classificazione acustica'. Fermo rimanendo che spetta alla Procura stessa l?eventuale acquisizione di atti, e la valutazione sulla sussistenza o meno di irregolarità, si rappresenta quanto di seguito
PREMESSO
Che la delibera in oggetto riguarda la realizzazione di una zona D per attività produttiva in località Ponterotto finalizzata ad ospitare uno stabilimento industriale della società LAIKA CARAVANS.
Che le associazioni sottoelencate hanno sin da subito manifestato la propria contrarietà al progetto in riferimento, criticandone tanto il merito, per motivi di carattere paesaggistico-ambientale, quanto il metodo, che stravolge quelle che a nostro avviso sono le corrette prassi di formazione degli strumenti urbanistici.
Che su tale questione di legittimità della procedura è stata presentata da alcune associazioni ambientaliste una osservazione alla Delibera di adozione da parte del Comune di San Casciano (ALLEGATO 1), osservazione alla quale l'ufficio tecnico ha risposto dichiarando (ALLEGATO 2, pag 19):
'Premesso che nell'osservazione non si ravvisano aspetti di rilevanza tecnica, anche in mancanza di specifici riferimenti in ordine alle norme che si presumono violate, per quanto di competenza si ribadisce che l'Ufficio ha condotto le procedure di variante nel rispetto delle norme nazionali e regionali vigenti. Pertanto non si ravvisano elementi di illegittimità che supportino la richiesta di annullamento della procedura di variante, ferme restando le altre considerazioni che però non assumono rilevanza di natura tecnica.'
Che in tale maniera l'ufficio tecnico ha di fatto eluso la questione posta nella osservazione, che non riguarda problemi inerenti la procedura a seguito della prima delibera ufficiale di avvio del procedimento (del. CC n131 del 7/06/2004, ALLEGATO 3), ma la modalità con la quale si è giunti a definire e perimetrare la superficie oggetto di Variante, che corrisponde esattamente alle proprietà agricole acquisite da LAIKA nel 2002 successivamente a primi contatti con le amministrazioni locali. (ALLEGATO 4: sovrapposizione catastale).
SI ESPONGONO ALL'ATTENZIONE DELLA PROCURA I SEGUENTI FATTI:
- Nel 1997 il Comune di Tavarnelle concede alla Laika, con una variante ad hoc, di realizzare su una superficie coperta di 6500 mq su due piani (per totali 13000 mq di superficie) la sede di Laika 3: un capannone che dovrebbe rispondere alla esigenza manifestata dalla azienda e dalle maestranze di ovviare alla problematica situazione logistica dell'impresa: 6 capannoni localizzati in tre diversi lotti distanti tra loro, tettoie in amianto fatiscenti, temperature estive proibitive (a tale variante viene dato parere favorevole persino dalle associazioni ambientaliste).
- Nel 2000 la dirigenza dell'impresa fa presente che ritiene non adeguato il capannone ottenuto in variante, che viene però realizzato. Cominciano contatti non formali e non ufficiali con le amministrazioni di San Casciano Val di Pesa e di Tavarnelle. Di ciò fa fede una dichiarazione resa (e registrata) dall'allora sindaco Pietro Roselli nel Consiglio Comunale di San Casciano svoltosi in data 13/6/2006, che data appunto al 2000 l'inizio della ricerca di nuove soluzioni localizzative e dell'impegno in tal senso delle amministrazioni locali.
- Il 9 settembre 2002 si riunisce il CdA della LAIKA (ALLEGATO 5: Verbale CdA), e il nuovo presidente del CdA, Hans Jurgen Burkert, dichiara alla nuova dirigenza dell'azienda (rilevata dal gruppo tedesco Hymer) come 'l'utilizzo dello stabilimento noto come 'Laika 3 nuovo', di recente ultimazione, non sia compatibile con gli attuali progetti di ottimizzazione della filiera produttiva'. Burkert propone al CdA di vendere l'immobile appena realizzato (valutato dalla Gabetti tra 12 e 12,9 milioni di Euro) per avviare il nuovo progettato stabilimento industriale, da finanziarsi in parte con la vendita dello stabilimento appena realizzato in variante urbanistica a Tavarnelle e MAI USATO PER FINI PRODUTTIVI.
Burkert dichiara di avere già i contatti con i finanziatori e '..con alcune imprese edili anch'esse interessate alla realizzazione del progetto'. Illustra inoltre '..l'attuale situazione urbanistica dell'area nonché le possibili soluzioni edificative già studiate e sottoposte a un vaglio preventivo delle autorità locali'. Burkert si spinge inoltre sino a dichiarare che 'Il nuovo complesso sorgerà su di un'area di circa 150000 mq nel comune di San Casciano Val di Pesa (Firenze) poco distante, quindi, dall'attuale sede e sarà realizzato per il 2004, si prevede per l'agosto 2004 il trasferimento di sede'.
Dal punto di vista urbanistico l'area è al momento AGRICOLA, quindi lo stabilimento non si potrebbe fare.
- In quella sede il CdA delibera all'unanimità di seguire la strada proposta dal presidente, delibera quindi di procedere a riscatto anticipato e immediata vendita dello stabilimento appena realizzato a Tavarnelle, e di acquistare per una cifra di circa 3,5 milioni di Euro i terreni agricoli in località Ponterotto per i quali vengono puntualmente indicate le proprietà. Vengono conferiti al consigliere Heinric Dumpe i necessari poteri per compiere tutti gli atti necessari, e infatti sarà Dumpe a siglare i contratti e a confrontarsi con la comunità locale.
- Nel mese di ottobre 2002 vengono siglati i preliminari dei terreni (ALLEGATO 6: preliminare con sigg.ri Ricci), il terreno in quel momento agricolo viene acquistato ad un prezzo tra i 20 e i 23 Euro al mq, prezzo ben distante dal valore di un terreno fabbricabile industriale che nella zona del Chianti si aggira tra i 90 Euro/mq (pagati da artigiani per la adiacente zona artigianale del Ponterotto) e i 200 Euro/mq di stime di mercato tra Poggibonsi e Empoli. Gli acquisti vengono perfezionati entro dicembre e dalle visure catastali (ALLEGATO 7) risultano di proprietà Laika da atto pubblico del 10/12/2002. Poiché su questo punto dell'acquisto terreni sono stati chiesti da più parti chiarimenti alla Amministrazione Comunale, LAIKA ha prodotto in data 8/06/2006 un documento (ALLEGATO 8) nel quale dichiara un costo finale di acquisto, comprensivo di tasse e oneri, di euro 4.574.000, voce che collima con la messa in bilancio di Laika nel 2003 di euro 4.274.500,62 per acquisto immobili e terreni (ALLEGATO 9).
- Solo il 31 marzo 2003 viene votato in Consiglio Comunale di San Casciano un documento di indirizzo (il primo atto ufficiale) che invita la Giunta Comunale ad attivarsi per questo progetto di nuovo insediamento.
- Poiché San Casciano non ha ancora adottato il Piano Strutturale, questo strumento viene predisposto in modo da poter poi consentire l'avvio immediato della variante, ossia nella versione finale del Piano Strutturale adottato dal C.C. (29/3/2004) si inserisce la previsione di insediamento produttivo dando titolarità a dei volumi, cioè non si parla di generico insediamento produttivo, ma si esplicita in uno strumento di pianificazione, art. 14.2, che sono previste ulteriori ampliamenti delle zone produttive '..nell'ambito del vigente PRG (Le Mandrie, Calzaiolo) e anche oltre (eventuale stabilimento Laika)? (ALLEGATO 10). Per chiarire l'aspetto paradossale della vicenda, se LAIKA si fosse tirata indietro e si fosse fatto avanti un altro imprenditore con pari garanzie occupazionali, pur acquistando i terreni non avrebbe potuto edificare su quella zona in quanto i volumi 'hanno un nome e cognome? e solo un'altra variante avrebbe potuto sbloccare la cosa.
- Nel giugno del 2004 parte con delibera di G.C n 131 l'avvio del procedimento di variante ai sensi dell?art. 40 LR 5/95.
- Nel luglio 2006 la giunta comunale risponde con un manifesto pubblico alle accuse da più parti avanzate sulla correttezza del procedimento di variante, con un testo che recita in questo modo: 'Riguardo all'acquisizione del terreno occorre chiarire quanto segue: la trattativa si è svolta direttamente tra le parti e si ritiene che l'accordo abbia soddisfatto entrambe, il che significa che non si è agevolato né la speculazione fondiaria, cioè i venditori i quali naturalmente, al momento della vendita, erano consapevoli che Laika non acquistava quel terreno 'per coltivar carciofi', né la parte acquirente cioè Laika in quanto consapevole che l'amministrazione comunale avrebbe posto dei vincoli alla destinazione produttiva per molti anni, evitando così eventuali appetiti speculativi.' (ALLEGATO 11).
- In un articolo pubblicato su Metropoli del 20 ottobre 2006 (ALLEGATO 12), sempre in risposta alle polemiche sul percorso di formazione della variante, l'ex sindaco Pietro Roselli rivendica apertamente la paternità della localizzazione dell'intervento, ed in risposta a specifica domanda sull?argomento dichiara apertamente che '..noi che siamo stati fin da subito in questa partita, abbiamo deciso che potevamo trovare spazi laddove fin dal 1985, abbiamo una zona industriale (Ponterotto), che è stata ridotta per non dare spazi e 'sponde' a chi viene da fuori'. Si allega per completezza anche l'articolo della associazione 'Legambiente' pubblicato nella edizione del 27 ottobre della rivista che risponde a tali affermazioni ponendo delle questioni sulla trasparenza del percorso.
TUTTO CIÒ PREMESSO, I SOTTOSCRITTI CHIEDONO
che la S.V.Ill.ma voglia indagare se nei fatti sopra esposti possano ravvisarsi ipotesi di reato, individuando gli eventuali responsabili. Chiedono inoltre che, qualora accerti violazioni di legge, voglia prendere tutti quei provvedimenti atti a far cessare eventuali comportamenti non regolamentari e pregiudizievoli per l'ambiente e il territorio.
I sottoscritti chiedono di essere informati circa l'eventuale richiesta di archiviazione, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 408, comma 2, c.p.p., e sull'eventuale richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari, ai sensi dell'art. 406, commi 3 e 5, c.p.p..(1). Ove il Pubblico Ministero ritenga di procedere con decreto penale, dichiarano di opporsi.
Paolo Sorgentone Circolo Legambiente 'Il Passignano'
Giuseppe Pandolfi Circolo Legambiente 'Il Passignano'
Guido Scoccianti WWF
Claudio Greppi Italia Nostra
Franco Bolognesi Associazione San Casciano per la tutela dell'Ambiente
Giovanni Ricasoli Firidolfi Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico ONLUS
Stefano Mazzoni AMAT Montespertoli
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venerdì 22 dicembre 2006
No alla variante Laika al Ponterotto
Per salvare il territorio di San Casciano da una cementificazione inutile e dannosa
Per impedire una speculazione immobiliare basata sul ricatto occupazionale
COMUNICATO STAMPA (22/12/06)
Dopo anni di battaglie, dopo aver visto rigettare tutte le istanze di verifica ambientale e di revisione della Variante Laika, dopo che è stato negato alla popolazione lo strumento democratico di un REFERENDUM CONSULTIVO su una scelta di tale peso per il futuro del nostro territorio, le associazioni che operano per il territorio si sono viste costrette a ricorrere alla giustizia ordinaria per tentare di bloccare una scelta sbagliata, localizzata in un luogo inadatto e fatta nel modo peggiore immaginabile.
Con un esposto alla Procura della Repubblica, consegnato in data di oggi, giovedì 14 dicembre, diverse associazioni hanno posto all'attenzione della Magistratura un aspetto della Variante che è apparso sin dall'inizio assai controvertibile: ossia l'acquisto di terreni agricoli fatto dalla impresa LAIKA nel 2002 in comune di San Casciano, sulla base (come dice Laika nei suoi verbali) di 'soluzioni edificative .... sottoposte al vaglio preventivo delle autorità locali', ossia sulla base di rapporti con le amministrazioni pubbliche del tutte informali, fuori da ogni controllo pubblico e precedenti ad ogni iniziativa istituzionale formale di avvio della variante (è del marzo 2003 la prima delibera di Consiglio che prospetta questa scelta di Ponterotto)
Dal momento dell'acquisto terreni in poi l'iter della variante è divenuto sempre più una strada obbligata, e tutti i passaggi istituzionali sono stati attivati NON PER VERIFICARE LA SOSTENIBILITÀ DI UN INTERVENTO ma per LEGITTIMARE A POSTERIORI la scelta di localizzazione fatta dall'impresa: le procedure di Valutazione Strategica (VIST), gli atti delle procedure, l'accordo di programma con la Provincia per variare finanche il PTC, la fase delle osservazioni, sono state tutte tappe di un percorso obbligato nel quale l'amministrazione non ha MAI contemplato l'OPZIONE ZERO, ossia la possibilità di trovare un'alternativa a quella localizzazione.
Da qui la nostra convinzione che questo passaggio, del CHI DECIDE e del COME SI DECIDE, sia strategico per affermare una reale SOSTENIBILITÀ delle scelte urbanistiche, perché nessuna compatibilità ambientale si può costruire a partire dal puro interesse economico di imprenditori privati che mirano alla valorizzazione del loro patrimonio immobiliare.
Riteniamo inoltre che si debbano richiamare le amministrazioni comunali al loro ruolo di pianificazione nel nome della salvaguardia dell?interesse pubblico, comprendendo nell'interesse pubblico la difesa del paesaggio e la tutela dell'ambiente. Cedere il territorio ad investitori privati il cui interesse risiede nel vendere i vecchi capannoni, per cementificare sempre maggiore territorio, costituisce la peggiore scelta operabile per le generazioni future: questo modo di fare urbanistica penalizza tutte le attività economiche legate al NOSTRO patrimonio storico e ambientale, oltre a deturparne la bellezza e l'integrità.
22/12/06 LEGAMBIENTE - Il Passignano- WWF delegazione Firenze-Italia Nostra Comitato per l'Ambiente di San Casciano - AMAT Montespertoli- Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico ONLUS
Per impedire una speculazione immobiliare basata sul ricatto occupazionale
COMUNICATO STAMPA (22/12/06)
Dopo anni di battaglie, dopo aver visto rigettare tutte le istanze di verifica ambientale e di revisione della Variante Laika, dopo che è stato negato alla popolazione lo strumento democratico di un REFERENDUM CONSULTIVO su una scelta di tale peso per il futuro del nostro territorio, le associazioni che operano per il territorio si sono viste costrette a ricorrere alla giustizia ordinaria per tentare di bloccare una scelta sbagliata, localizzata in un luogo inadatto e fatta nel modo peggiore immaginabile.
Con un esposto alla Procura della Repubblica, consegnato in data di oggi, giovedì 14 dicembre, diverse associazioni hanno posto all'attenzione della Magistratura un aspetto della Variante che è apparso sin dall'inizio assai controvertibile: ossia l'acquisto di terreni agricoli fatto dalla impresa LAIKA nel 2002 in comune di San Casciano, sulla base (come dice Laika nei suoi verbali) di 'soluzioni edificative .... sottoposte al vaglio preventivo delle autorità locali', ossia sulla base di rapporti con le amministrazioni pubbliche del tutte informali, fuori da ogni controllo pubblico e precedenti ad ogni iniziativa istituzionale formale di avvio della variante (è del marzo 2003 la prima delibera di Consiglio che prospetta questa scelta di Ponterotto)
Dal momento dell'acquisto terreni in poi l'iter della variante è divenuto sempre più una strada obbligata, e tutti i passaggi istituzionali sono stati attivati NON PER VERIFICARE LA SOSTENIBILITÀ DI UN INTERVENTO ma per LEGITTIMARE A POSTERIORI la scelta di localizzazione fatta dall'impresa: le procedure di Valutazione Strategica (VIST), gli atti delle procedure, l'accordo di programma con la Provincia per variare finanche il PTC, la fase delle osservazioni, sono state tutte tappe di un percorso obbligato nel quale l'amministrazione non ha MAI contemplato l'OPZIONE ZERO, ossia la possibilità di trovare un'alternativa a quella localizzazione.
Da qui la nostra convinzione che questo passaggio, del CHI DECIDE e del COME SI DECIDE, sia strategico per affermare una reale SOSTENIBILITÀ delle scelte urbanistiche, perché nessuna compatibilità ambientale si può costruire a partire dal puro interesse economico di imprenditori privati che mirano alla valorizzazione del loro patrimonio immobiliare.
Riteniamo inoltre che si debbano richiamare le amministrazioni comunali al loro ruolo di pianificazione nel nome della salvaguardia dell?interesse pubblico, comprendendo nell'interesse pubblico la difesa del paesaggio e la tutela dell'ambiente. Cedere il territorio ad investitori privati il cui interesse risiede nel vendere i vecchi capannoni, per cementificare sempre maggiore territorio, costituisce la peggiore scelta operabile per le generazioni future: questo modo di fare urbanistica penalizza tutte le attività economiche legate al NOSTRO patrimonio storico e ambientale, oltre a deturparne la bellezza e l'integrità.
22/12/06 LEGAMBIENTE - Il Passignano- WWF delegazione Firenze-Italia Nostra Comitato per l'Ambiente di San Casciano - AMAT Montespertoli- Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico ONLUS
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venerdì 8 settembre 2006
Caso ecomostro Laika a San Casciano
08/09/2006
NO ALLA VARIANTE LAIKA AL PONTEROTTO
Per salvare il territorio di San Casciano da una cementificazione inutile e dannosa Per impedire una speculazione immobiliare basata sul ricatto occupazionale.
Continua la vertenza dei movimenti locali che si sono opposti sin dall’inizio alla Variante, crescono i dubbi e le opposizioni.
Depositate al Comune di San Casciano 24 osservazioni alla variante LAIKA da associazioni ambientaliste e privati cittadini.
IL 16 SETTEMBRE PER LE VIE DI SAN CASCIANO VERRA' MESSA IN SCENA UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE PER SENSIBILIZZARE I CITTADINI SUL CASO LAIKA
Stamani, presso il Centro Culturale 'Elsa Morante' a Firenze, le associazioni ambientaliste toscane, i comitati locali e la Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico, hanno ribadito in conferenza stampa la loro netta contrarietà alla grande operazione immobiliare della Laika nel territorio comunale di S.Casciano Val di Pesa.
In particolare, sono state esaurientemente illustrate le osservazioni depositate in Comune, che evidenziano gli enormi limiti di questa operazione urbanistica. Nel dettaglio, qui di seguito, si sintetizzano i punti salienti che caratterizzano dette osservazioni.
1. Si è scelta una procedura sostanzialmente irregolare, orientando il privato ad acquistare alcuni terreni agricoli per poi localizzare l’area fabbricabile in modo che coincidesse con i terreni agricoli acquistati dal medesimo privato. Tale irregolarità ha viziato l’intero procedimento sin dal suo concepimento.
2. Il comune di San Casciano ha di fatto bloccato la redazione del nuovo Piano Regolatore Generale dopo l’adozione del Piano Strutturale (29/03/2004), e da allora gli uffici tecnici hanno lavorato quasi esclusivamente su due varianti di grande entità (Cantine Antinori e LAIKA). Si è scelto di procedere cioè caso per caso, sacrificando la programmazione e la tutela dei beni collettivi e assecondando invece istanze e interessi particolari di grandi gruppi economici.
3. Si è dichiarata una 'vocazione industriale' dell’area che è del tutto inesistente nella realtà. Ciò è testimoniato, in particolare, dall’elevato impatto paesaggistico dell’intervento, come facilmente dimostrabile dalla simulazione grafica allegata, che smentisce le simulazioni di comodo riportate nel progetto e le entusiastiche dichiarazioni sul 'corretto inserimento nel paesaggio' della struttura.
4. La Valutazione Strategica pare istruita e impostata in modo da confermare ex-post una scelta già decisa a livello politico. Per essere correttamente impostata, la Valutazione Strategica deve analizzare il territorio, valutarne 'laicamente' le potenzialità e le criticità e solo dopo indicarne le possibili trasformazioni sostenibili; da una seria valutazione potrebbe anche emergere che una certa ipotesi non è sostenibile, o da localizzare altrove. Qui invece l’intervento pare già acquisito nel Piano, con la sua cubatura, la sua localizzazione, ecc… Ai commissari è stato lasciato solo l’onere di individuare le migliorie ambientali e sociali necessarie a rendere “presentabile” l’intervento lì dove LAIKA aveva già comprato i terreni.
5. Con ciò, ed è l’aspetto più grave della vicenda, si è del tutto disatteso il principio sancito dall’art. 3 comma 4 della LR 1/2005, che recita testualmente: '.. nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti'. Una Amministrazione Comunale forte e capace di resistere a possibili ricatti aziendali, avrebbe dovuto costringere la proprietà a intervenire sui fabbricati già in suo possesso, concedendo incrementi premiali ai volumi esistenti dei capannoni Laika e assoggettandoli semplicemente a ristrutturazione urbanistica. Questo avrebbe orientato l’impresa verso l’acquisizione di terreni contermini, favorendo il riuso delle aree già edificate piuttosto che l’impermeabilizzazione definitiva di altri terreni agricoli pregiati.
6. L’impatto ambientale dell’intervento è forte, assolutamente non mitigabile dal punto di vista dell’inserimento paesaggistico, poco studiato e approfondito da altri punti di vista (difesa del suolo, impermeabilizzazione dei terreni, ecc…).
7. Mancano garanzie sulle finalità produttive e sull’effettivo interesse pubblico della variante. Manca una norma che vincoli l’intervento diretto, sub concessione edilizia, alla ratifica di una convenzione nella quale si stabilisca (come hanno già fatto altri Comuni) che i volumi concessionari sono soggetti a demolizione o a penale finanziaria pari al valore immobiliare dei medesimi se l’azienda recede dagli impegni, o vende l’area, o licenzia gli addetti, o rilocalizza la produzione, o fraziona infine il capannone.
Sulla base di queste osservazioni, daremo adesso battaglia alla Variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale resa necessaria dalla Variante allo strumento urbanistico comunale. Siamo all’assurdo che il privato, invece di conformarsi alle regole definite come invarianti dagli strumenti urbanistici generali vigenti, induce l’amministrazione pubblica a cambiare i Piani. Si è già dovuto variare il Piano del Rumore comunale appena approvato, per rendere ammissibile in quell’area una zona industriale, si dovrà variare il PTCP e in definitiva si realizzerà una zona industriale in un’area a vincolo paesaggistico e a forte vulnerabilità degli acquiferi.
Ma è grave anche il mancato coinvolgimento dell’opinione pubblica, della Società Civile e dei tanti gruppi locali (tanto più grave se si pensa che i Comuni del Chianti fiorentino stanno seguendo una procedura di Agenda 21 finalizzata alla eco-certificazione). La scelta è molto importante e controversa, e riveste un valore di indirizzo sullo sviluppo che si vuole riservare al territorio del Chianti, perciò chiediamo che si dia la parola ai cittadini con un REFERENDUM CONSULTIVO. Il comune di San Casciano ha un regolamento che consente l’indizione di questo strumento di consultazione popolare con un semplice voto di maggioranza del Consiglio Comunale. Chiediamo perciò che all’atto di approvazione della variante urbanistica, si faccia quel che hanno fatto altri comuni su scelte amministrative ritenute di grande valenza: lasciare l’ultima parola ai cittadini.
Il caso LAIKA è ormai divenuto esempio e paradigma di un modo sbagliato di governare il territorio, perdendo il carattere di vertenza puramente locale e assumendo quello di una battaglia strategica per il rispetto dei principi guida della LR 1/2005, troppo spesso disattesa e contraddetta sul territorio regionale toscano.
Legambiente, Italia Nostra, WWF, Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico, Amici della Terra, Comitato per l’Ambiente di San Casciano
NO ALLA VARIANTE LAIKA AL PONTEROTTO
Per salvare il territorio di San Casciano da una cementificazione inutile e dannosa Per impedire una speculazione immobiliare basata sul ricatto occupazionale.
Continua la vertenza dei movimenti locali che si sono opposti sin dall’inizio alla Variante, crescono i dubbi e le opposizioni.
Depositate al Comune di San Casciano 24 osservazioni alla variante LAIKA da associazioni ambientaliste e privati cittadini.
IL 16 SETTEMBRE PER LE VIE DI SAN CASCIANO VERRA' MESSA IN SCENA UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE PER SENSIBILIZZARE I CITTADINI SUL CASO LAIKA
Stamani, presso il Centro Culturale 'Elsa Morante' a Firenze, le associazioni ambientaliste toscane, i comitati locali e la Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico, hanno ribadito in conferenza stampa la loro netta contrarietà alla grande operazione immobiliare della Laika nel territorio comunale di S.Casciano Val di Pesa.
In particolare, sono state esaurientemente illustrate le osservazioni depositate in Comune, che evidenziano gli enormi limiti di questa operazione urbanistica. Nel dettaglio, qui di seguito, si sintetizzano i punti salienti che caratterizzano dette osservazioni.
1. Si è scelta una procedura sostanzialmente irregolare, orientando il privato ad acquistare alcuni terreni agricoli per poi localizzare l’area fabbricabile in modo che coincidesse con i terreni agricoli acquistati dal medesimo privato. Tale irregolarità ha viziato l’intero procedimento sin dal suo concepimento.
2. Il comune di San Casciano ha di fatto bloccato la redazione del nuovo Piano Regolatore Generale dopo l’adozione del Piano Strutturale (29/03/2004), e da allora gli uffici tecnici hanno lavorato quasi esclusivamente su due varianti di grande entità (Cantine Antinori e LAIKA). Si è scelto di procedere cioè caso per caso, sacrificando la programmazione e la tutela dei beni collettivi e assecondando invece istanze e interessi particolari di grandi gruppi economici.
3. Si è dichiarata una 'vocazione industriale' dell’area che è del tutto inesistente nella realtà. Ciò è testimoniato, in particolare, dall’elevato impatto paesaggistico dell’intervento, come facilmente dimostrabile dalla simulazione grafica allegata, che smentisce le simulazioni di comodo riportate nel progetto e le entusiastiche dichiarazioni sul 'corretto inserimento nel paesaggio' della struttura.
4. La Valutazione Strategica pare istruita e impostata in modo da confermare ex-post una scelta già decisa a livello politico. Per essere correttamente impostata, la Valutazione Strategica deve analizzare il territorio, valutarne 'laicamente' le potenzialità e le criticità e solo dopo indicarne le possibili trasformazioni sostenibili; da una seria valutazione potrebbe anche emergere che una certa ipotesi non è sostenibile, o da localizzare altrove. Qui invece l’intervento pare già acquisito nel Piano, con la sua cubatura, la sua localizzazione, ecc… Ai commissari è stato lasciato solo l’onere di individuare le migliorie ambientali e sociali necessarie a rendere “presentabile” l’intervento lì dove LAIKA aveva già comprato i terreni.
5. Con ciò, ed è l’aspetto più grave della vicenda, si è del tutto disatteso il principio sancito dall’art. 3 comma 4 della LR 1/2005, che recita testualmente: '.. nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti'. Una Amministrazione Comunale forte e capace di resistere a possibili ricatti aziendali, avrebbe dovuto costringere la proprietà a intervenire sui fabbricati già in suo possesso, concedendo incrementi premiali ai volumi esistenti dei capannoni Laika e assoggettandoli semplicemente a ristrutturazione urbanistica. Questo avrebbe orientato l’impresa verso l’acquisizione di terreni contermini, favorendo il riuso delle aree già edificate piuttosto che l’impermeabilizzazione definitiva di altri terreni agricoli pregiati.
6. L’impatto ambientale dell’intervento è forte, assolutamente non mitigabile dal punto di vista dell’inserimento paesaggistico, poco studiato e approfondito da altri punti di vista (difesa del suolo, impermeabilizzazione dei terreni, ecc…).
7. Mancano garanzie sulle finalità produttive e sull’effettivo interesse pubblico della variante. Manca una norma che vincoli l’intervento diretto, sub concessione edilizia, alla ratifica di una convenzione nella quale si stabilisca (come hanno già fatto altri Comuni) che i volumi concessionari sono soggetti a demolizione o a penale finanziaria pari al valore immobiliare dei medesimi se l’azienda recede dagli impegni, o vende l’area, o licenzia gli addetti, o rilocalizza la produzione, o fraziona infine il capannone.
Sulla base di queste osservazioni, daremo adesso battaglia alla Variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale resa necessaria dalla Variante allo strumento urbanistico comunale. Siamo all’assurdo che il privato, invece di conformarsi alle regole definite come invarianti dagli strumenti urbanistici generali vigenti, induce l’amministrazione pubblica a cambiare i Piani. Si è già dovuto variare il Piano del Rumore comunale appena approvato, per rendere ammissibile in quell’area una zona industriale, si dovrà variare il PTCP e in definitiva si realizzerà una zona industriale in un’area a vincolo paesaggistico e a forte vulnerabilità degli acquiferi.
Ma è grave anche il mancato coinvolgimento dell’opinione pubblica, della Società Civile e dei tanti gruppi locali (tanto più grave se si pensa che i Comuni del Chianti fiorentino stanno seguendo una procedura di Agenda 21 finalizzata alla eco-certificazione). La scelta è molto importante e controversa, e riveste un valore di indirizzo sullo sviluppo che si vuole riservare al territorio del Chianti, perciò chiediamo che si dia la parola ai cittadini con un REFERENDUM CONSULTIVO. Il comune di San Casciano ha un regolamento che consente l’indizione di questo strumento di consultazione popolare con un semplice voto di maggioranza del Consiglio Comunale. Chiediamo perciò che all’atto di approvazione della variante urbanistica, si faccia quel che hanno fatto altri comuni su scelte amministrative ritenute di grande valenza: lasciare l’ultima parola ai cittadini.
Il caso LAIKA è ormai divenuto esempio e paradigma di un modo sbagliato di governare il territorio, perdendo il carattere di vertenza puramente locale e assumendo quello di una battaglia strategica per il rispetto dei principi guida della LR 1/2005, troppo spesso disattesa e contraddetta sul territorio regionale toscano.
Legambiente, Italia Nostra, WWF, Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico, Amici della Terra, Comitato per l’Ambiente di San Casciano
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