La Costituzione della Repubblica Italiana recita all'Art. 9:
La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

venerdì 22 settembre 2006

L'iniziativa di Legambiente

Ant. Tad, Metropoli, 22 Settembre 2006

In piazza con 'Paolone sindaco del mattone' - L'ironia come arma: 'Vogliamo il referendum'

E alla fine 'Paolone (il sindaco del mattone)', è sbarcato a San Casciano: sabato 16 settembre, alle 16 in punto, come da programma, è arrivato con l'auto blu davanti al comune. Il primo cittadino del comune 'fantastico' di San Caspiano è stato al centro della manifestazione contro la variante Laika organizzata dal circolo 'Il Passignano' di Legambiente.

Sfilando per via Machiavelli, il corteo si è fermato in piazza Pierozzi dove, sotto l'orologio, è stato allestito il banchino di Legambiente e appeso uno striscione con la cartina della zona dove dovrà sorgere il nuovo stabilimento della Laika.

Quindi, il finto sindaco ha distribuito una falsa procedura di variante urbanistica con autorizzazione a 'facci i comodi loro' per costruire 'fabbrichette, capannoni, tuguri, grattacieli, strade sbrodolate di cemento a volontà'.

Abbiamo chiesto a Giuseppe Pandolfi, del circolo Legambiente 'Il Passignano', lo scopo di questa manifestazione: 'Intanto di far vedere a tutta la cittadinanza, e lo abbiamo fatto con una simulazione grafica, che cosa è la variante Laika.

Molti non sanno che è un enorme scatolone di 326.000 metri cubi di volume che sarà depositato in una vallata stupenda. L'altro scopo dell'iniziativa è quello di chiedere all'amministrazione comunale un referendum consultivo che dia la parola ai cittadini, perchè questa variante viene concessa agli amici, mentre i cittadini comuni non hanno regole, non hanno piano regolatore'.

Sembra però che la cittadinanza non sia stata granchè interessata alla vostra iniziativa...: 'No, ci sono 25 osservazioni alla variante, 10 sono delle associazioni ambientaliste e della Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico.

In questa vicenda abbiamo avuto un un'unica remora, ovvero garantire il rispetto delle tematiche ambientali e del lavoro. Io ho paura che il nuovo capannone non darà future garanzie per quest'azienda. C'è un ragionamento da fare per chiarire alcune cose, anche con gli operai'.

sabato 9 settembre 2006

Ora lo scempio del capannone

Carlo Bartoli, IL Tirreno, 9 Settembre 2006

Grande come 12 campi di calcio, è previsto a San Casciano

FIRENZE. La furia cementificatrice ha partorito un altro mostro: un capannone grande come una dozzina di campi di calcio e alto undici metri, 326mila metri cubi in tutto, spunterà in mezzo alla campagna del Chianti. Il Comune di San Casciano sta infatti per dare il via libera ad una variante che permetterà alla Laika, un’azienda che costruisce roulotte e camper, di realizzare un megacapannone in cui trasferire le lavorazioni disperse in sette diversi fabbricati nel vicino comune di Tavarnelle Valdipesa.

Una operazione di accorpamento industriale e di risanamento degli ambienti produttivi che però ha un neo: pochi anni fa la Laika ottenne, sempre per lo stesso motivo, dall’amministrazione di Tavarnelle l’autorizzazione a costruire un nuovo stabilimento multipiano da 13mila metri cubi che non è mai stato utilizzato per trasferirvi le lavorazioni, ma che è stato messo in vendita e dalla cui alienazione l’azienda conta di ottenere circa 13 milioni di euro.

Per bloccare questo nuovo scempio della campagna toscana che interesserà, tra stabilimento e altre aree di lavoro, undici ettari di terreno, le associazioni ambientaliste e di tutela del territorio (Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Amici della Terra, Comitato per l’ambiente di San Casciano e fondazione per le tutela del Chianti Classico) hanno depositato 24 osservazioni contro la variante urbanistica e chiedono al Comune di San Casciano di promuovere un referendum consultivo.

La filiazione di impianti produttivi della Laika, stando alla denuncia degli ambientalisti, è impressionante: le lavorazioni sono attualmente effettuate in sette fabbricati per un totale di oltre 21mila metri quadri che verrebbero vendute (così come il mai utilizzato stabilimento di Tavarnelle da 13mila mq.) a cui si aggiungerebbe ora il futuro impianto da 30mila metri quadri. I sottoscrittori del no alla variante Laika lamentano 'procedure irregolari per l’acquisizione e l’utilizzo dell’area' e il sostanziale aggiramento dei principi della legge regionale in materia. Non solo, il nuovo megafabbricato sarebbe divisibile in moduli e da qui il sospetto che una parte di questo potrebbe essere ceduto a terzi.

'Il Comune di San Casciano - accusano le associazioni ambientaliste - ha di fatto bloccato la redazione del nuovo Piano regolatore dopo l’adozione del Piano strutturale, e da allora gli uffici tecnici hanno lavorato quasi esclusivamente su due varianti di grande entità (Cantine Antinori e Laika). Si è scelto di procedere cioè caso per caso, sacrificando la programmazione e la tutela dei beni collettivi e assecondando invece interessi particolari di grandi gruppi economici.

Si è inoltre dichiarata una 'vocazione industriale' dell’area del tutto inesistente e la Valutazione Strategica pare istruita e impostata in modo da confermare a posteriori una scelta già decisa a livello politico'. Più in generale, ad essere messa sotto accusa è la scarsa capacità dei Comuni di coordinare la gestione del territorio. 'Nella zona che va da San Casciano a Castelnuovo Berardenga - dichiara Fausto Ferruzza direttore di Legambiente Toscana - abitano 56 mila persone, poco più di un quartiere di Firenze, e conta otto zone industriali e otto piani regolatori che ovviamente, non si coordinano tra di loro, dando vita a uno sfruttamento del territorio inaccettabile. Sommando i nuovi insediamenti di tutti i comuni del Chianti la zona subirà un incremento di volumetria pari al 30 per cento. E’ una mattanza per una delle zone più belle del mondo'.

venerdì 8 settembre 2006

Caso ecomostro Laika a San Casciano

08/09/2006
NO ALLA VARIANTE LAIKA AL PONTEROTTO

Per salvare il territorio di San Casciano da una cementificazione inutile e dannosa Per impedire una speculazione immobiliare basata sul ricatto occupazionale.

Continua la vertenza dei movimenti locali che si sono opposti sin dall’inizio alla Variante, crescono i dubbi e le opposizioni.

Depositate al Comune di San Casciano 24 osservazioni alla variante LAIKA da associazioni ambientaliste e privati cittadini.

IL 16 SETTEMBRE PER LE VIE DI SAN CASCIANO VERRA' MESSA IN SCENA UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE PER SENSIBILIZZARE I CITTADINI SUL CASO LAIKA

Stamani, presso il Centro Culturale 'Elsa Morante' a Firenze, le associazioni ambientaliste toscane, i comitati locali e la Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico, hanno ribadito in conferenza stampa la loro netta contrarietà alla grande operazione immobiliare della Laika nel territorio comunale di S.Casciano Val di Pesa.

In particolare, sono state esaurientemente illustrate le osservazioni depositate in Comune, che evidenziano gli enormi limiti di questa operazione urbanistica. Nel dettaglio, qui di seguito, si sintetizzano i punti salienti che caratterizzano dette osservazioni.

1. Si è scelta una procedura sostanzialmente irregolare, orientando il privato ad acquistare alcuni terreni agricoli per poi localizzare l’area fabbricabile in modo che coincidesse con i terreni agricoli acquistati dal medesimo privato. Tale irregolarità ha viziato l’intero procedimento sin dal suo concepimento.

2. Il comune di San Casciano ha di fatto bloccato la redazione del nuovo Piano Regolatore Generale dopo l’adozione del Piano Strutturale (29/03/2004), e da allora gli uffici tecnici hanno lavorato quasi esclusivamente su due varianti di grande entità (Cantine Antinori e LAIKA). Si è scelto di procedere cioè caso per caso, sacrificando la programmazione e la tutela dei beni collettivi e assecondando invece istanze e interessi particolari di grandi gruppi economici.

3. Si è dichiarata una 'vocazione industriale' dell’area che è del tutto inesistente nella realtà. Ciò è testimoniato, in particolare, dall’elevato impatto paesaggistico dell’intervento, come facilmente dimostrabile dalla simulazione grafica allegata, che smentisce le simulazioni di comodo riportate nel progetto e le entusiastiche dichiarazioni sul 'corretto inserimento nel paesaggio' della struttura.

4. La Valutazione Strategica pare istruita e impostata in modo da confermare ex-post una scelta già decisa a livello politico. Per essere correttamente impostata, la Valutazione Strategica deve analizzare il territorio, valutarne 'laicamente' le potenzialità e le criticità e solo dopo indicarne le possibili trasformazioni sostenibili; da una seria valutazione potrebbe anche emergere che una certa ipotesi non è sostenibile, o da localizzare altrove. Qui invece l’intervento pare già acquisito nel Piano, con la sua cubatura, la sua localizzazione, ecc… Ai commissari è stato lasciato solo l’onere di individuare le migliorie ambientali e sociali necessarie a rendere “presentabile” l’intervento lì dove LAIKA aveva già comprato i terreni.

5. Con ciò, ed è l’aspetto più grave della vicenda, si è del tutto disatteso il principio sancito dall’art. 3 comma 4 della LR 1/2005, che recita testualmente: '.. nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti'. Una Amministrazione Comunale forte e capace di resistere a possibili ricatti aziendali, avrebbe dovuto costringere la proprietà a intervenire sui fabbricati già in suo possesso, concedendo incrementi premiali ai volumi esistenti dei capannoni Laika e assoggettandoli semplicemente a ristrutturazione urbanistica. Questo avrebbe orientato l’impresa verso l’acquisizione di terreni contermini, favorendo il riuso delle aree già edificate piuttosto che l’impermeabilizzazione definitiva di altri terreni agricoli pregiati.

6. L’impatto ambientale dell’intervento è forte, assolutamente non mitigabile dal punto di vista dell’inserimento paesaggistico, poco studiato e approfondito da altri punti di vista (difesa del suolo, impermeabilizzazione dei terreni, ecc…).

7. Mancano garanzie sulle finalità produttive e sull’effettivo interesse pubblico della variante. Manca una norma che vincoli l’intervento diretto, sub concessione edilizia, alla ratifica di una convenzione nella quale si stabilisca (come hanno già fatto altri Comuni) che i volumi concessionari sono soggetti a demolizione o a penale finanziaria pari al valore immobiliare dei medesimi se l’azienda recede dagli impegni, o vende l’area, o licenzia gli addetti, o rilocalizza la produzione, o fraziona infine il capannone.

Sulla base di queste osservazioni, daremo adesso battaglia alla Variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale resa necessaria dalla Variante allo strumento urbanistico comunale. Siamo all’assurdo che il privato, invece di conformarsi alle regole definite come invarianti dagli strumenti urbanistici generali vigenti, induce l’amministrazione pubblica a cambiare i Piani. Si è già dovuto variare il Piano del Rumore comunale appena approvato, per rendere ammissibile in quell’area una zona industriale, si dovrà variare il PTCP e in definitiva si realizzerà una zona industriale in un’area a vincolo paesaggistico e a forte vulnerabilità degli acquiferi.

Ma è grave anche il mancato coinvolgimento dell’opinione pubblica, della Società Civile e dei tanti gruppi locali (tanto più grave se si pensa che i Comuni del Chianti fiorentino stanno seguendo una procedura di Agenda 21 finalizzata alla eco-certificazione). La scelta è molto importante e controversa, e riveste un valore di indirizzo sullo sviluppo che si vuole riservare al territorio del Chianti, perciò chiediamo che si dia la parola ai cittadini con un REFERENDUM CONSULTIVO. Il comune di San Casciano ha un regolamento che consente l’indizione di questo strumento di consultazione popolare con un semplice voto di maggioranza del Consiglio Comunale. Chiediamo perciò che all’atto di approvazione della variante urbanistica, si faccia quel che hanno fatto altri comuni su scelte amministrative ritenute di grande valenza: lasciare l’ultima parola ai cittadini.

Il caso LAIKA è ormai divenuto esempio e paradigma di un modo sbagliato di governare il territorio, perdendo il carattere di vertenza puramente locale e assumendo quello di una battaglia strategica per il rispetto dei principi guida della LR 1/2005, troppo spesso disattesa e contraddetta sul territorio regionale toscano.

Legambiente, Italia Nostra, WWF, Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico, Amici della Terra, Comitato per l’Ambiente di San Casciano