La Costituzione della Repubblica Italiana recita all'Art. 9:
La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

martedì 18 ottobre 2011

Una Regione in bilico

di Paolo Ermini, Corriere Fiorentino, martedì 18 Ottobre 2011

Lo scontro sul caso del nuovo stabilimento della Laika a San Casciano Val di Pesa sta assumendo una virulenza che mal si concilia con la necessità di una riflessione senza pregiudizi che invece imporrebbe il tema combinato dello sviluppo e della tutela del territorio. Soprattutto in una regione straordinariamente bella e al tempo stesso vogliosa di crescere economicamente come la Toscana.

Da una parte, quella che privilegia lo sviluppo, si continua a tacciare coloro che la pensano diversamente come «ambientalisti in cachemire». Con ciò volendone sottolineare un rango sociale presuntamente alto, tutto ripiegato sulla difesa della propria qualità della vita, magari acquisita grazie a privilegi di famiglia o di casta, e in disprezzo di un più sano interesse sociale collettivo. E' una semplificazione che rischia di avere l'effetto di un boomerang. Innanzitutto perché ridicolizza un problema serio e poi perché fa strame di quella nuova cultura, che si sta pian piano facendo strada, secondo la quale è proprio la tutela del paesaggio il fondamento stesso di una politica attenta ai diritti delle comunità contro la «socializzazione delle perdite» e la «privatizzazione dei profitti» (così scriveva l'assessore regionale Anna Marson nell'intervento di domenica scorsa sul Corriere Fiorentino).

Dall'altra parte si reagisce con altrettanta durezza, accusando gli avversari di volersi sostanzialmente imporre con un ricatto: sviluppo uguale occupazione, quindi niente sviluppo niente posti di lavoro. E così si respinge sdegnosamente l'idea che chiedere uno stop per alcuni insediamenti produttivi in nome dell'ambiente significhi minare la crescita e, insieme, la coesione sociale.

Che succederà se si va avanti così? Il rischio è che la contrapposizione alla fine designi vincitori e vinti battaglia dopo battaglia, magari a ruoli invertiti a seconda delle circostanze (e del peso dei protagonisti), ma senza una coerenza di fondo. E' di questo che ha bisogno la Toscana per risolvere il dilemma passatofuturo o, se volete, bellezza-ricchezza? E' un'altra circostanza in cui la politica dovrebbe dare il meglio di sè, con una serie di risposte credibili e il più possibile veloci. Soprattutto da parte della Regione.

E' la Regione infatti che dovrebbe prima di tutto andare incontro alle preoccupazioni degli imprenditori snellendo, nella massima trasparenza, tutte le procedure amministrative che adesso ostacolano i processi di riconversione e nascita delle imprese; poi ci sarebbero da ridefinire regole e livelli di responsabilità nel vaglio e nell'approvazione dei piani pubblici e privati, riconsiderando i poteri e le competenze (spesso, ahimé, molto scarse) dei Comuni; infine si dovrebbe procedere, concretamente, alla individuazione di quei criteri di fondo su cui dovrebbe basarsi la nuova politica urbanistica della Toscana. Un'operazione che presuppone ogni spersonalizzazione della disputa.

L'assessore Marson è nella giunta regionale in quota Idv, pur senza essere una dirigente di quel partito. Occupa il suo posto non per uno scherzo del destino, ma per la volontà del governatore Enrico Rossi, che evidentemente avvertiva un'esigenza di discontinuità anche in questo campo. Non può che essere lui ora a dare un indirizzo politico e avviare davvero le scelte (evitando le secche di un braccio di ferro partitico tra i dipietristi e il Pd, che già si vede). Non per dire chi ha ragione o chi ha torto, ma per trovare una sintesi tra ragioni e torti. Guardando in avanti, senza dimenticare le lezioni del passato e del presente. Spesso di pessima qualità.