La Costituzione della Repubblica Italiana recita all'Art. 9:
La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

lunedì 3 ottobre 2011

Intervento di Alessio Gramolati, Segretario Generale CGIL Toscana

Firenze, 3 ottobre 2011
di Alessio Gramolati, Segretario Generale CGIL Toscana


L’altro giorno i lavoratori della Laika hanno deciso di scioperare e partecipare ai lavori del Consiglio Comunale di San Casciano V.P. (nel Chianti) dove si discuteva una mozione finalizzata a bloccare la realizzazione del nuovo stabilimento.
Il cantiere è stato sospeso perché durante i lavori di fondazione, regolarmente autorizzati, sono stati trovati resti etrusco/romani, probabilmente di una abitazione e di una fattoria, a testimoniare che sin da allora il Chianti rappresentava un’area residenziale e produttiva.


Il Comune ha presentato un progetto, così come prevedono le normative già utilizzate in molti altri casi, per collocare manufatti e reperti in un luogo idoneo a garantirne valorizzazione e tutela. L’azienda contribuirà con le risorse economiche previste a realizzare il trasferimento. Il progetto ha avuto l’approvazione della Direzione Regionale dei Beni Culturali e della Sovrintendenza che parteciperà direttamente alla sua corretta realizzazione. Al Comune e alla Regione spetterà la successiva valorizzazione. Nonostante ciò, un consigliere comunale ha presentato una mozione per fermare tutto. Ha preso solo il suo voto ma intanto un Comitato ha scritto al mondo perché si fermi “lo scempio” e si è presentata un’interrogazione parlamentare. Un autorevole quotidiano cittadino ha titolato: “Sciopero contro gli Etruschi!”.

Sono più di 10 anni che si va avanti così. Intanto una realtà industriale e innovativa è costretta a lavorare su più siti tanto che per completare il ciclo produttivo ci si deve spostare in auto. Alcune delle aree che attualmente ospitano l’attività produttiva e di lavoratori sono coperte ad eternit. I costi produttivi e ambientali di questa situazione sono tutti sulle spalle delle 230 persone occupate direttamente e delle altre (più del doppio) dell’indotto.


Queste persone hanno scioperato perchè non possono più aspettare. Sono per il lavoro, per la legalità, per l’ambiente e per tutto ciò è tempo di scegliere.
La proprietà dell’Azienda, una multinazionale tedesca, ha deciso di uscire dalla borsa per recuperare risorse per investire in processo e prodotto, privilegiando l’economia produttiva su quella finanziaria.
Pensiamo di tutelare l’ambiente scoraggiandoli ad investire in Toscana? È una domanda strategica perché questa scelta non sarà ininfluente per l’attrattività regionale. Perché non c’è solo la Laika.


A Firenze abbiamo sentito cosa è stato detto contro la tramvia e assistiamo al suo stallo. A Rosignano si è dissertato su quanto avrebbero bordeggiato le barche a vela se si fosse integrato il ciclo industriale col rigassificatore e non se n’è fatto di nulla.A Massa due parlamentari di FLI hanno presentato una interrogazione contro l’investimento del Nuovo Pignone, ignari forse delle sue ricadute occupazionali e del fatto che quell’investimento consente la realizzazione di uno dei progetti ambientalmente più avanzati in campo energetico: impianto di Gorgon in Australia.
Potremmo continuare ancora a lungo a descrivere questa Toscana appagata che crede di non aver bisogno di un futuro perché ha tutto ciò che serve nel passato.
Dimentica che ciò che ci è stato consegnato è un equilibrio sapiente di saper fare innovando e tutelando il paesaggio.

Gli stessi Etruschi da buoni toscani erano un popolo gaudente e laborioso. Con i loro baccanali o la loro impareggiabile abilità nella lavorazione dei metalli, avevano voluto vicino alle loro case officine e fattorie. Le piscine che si vedono ora nelle seconde case e nelle ville sono arrivate dopo, molto dopo. Insieme alla rendita fondiaria. Voglio rassicurare tutti che non abbiamo nulla contro gli Etruschi che ci stanno parecchio simpatici, men che mai contro l’ambientalismo, ma abbiamo molto da dire verso coloro che vedono la Toscana unicamente come terra del buon ritiro, buona per oziare ma non per investire. Questo modello prima si mangerà il lavoro ma poi, inevitabilmente, consumerà il territorio offrendo magari in cambio qualche lavoretto a giornata, tutto rigorosamente a nero, perché il buon lavoro, si sa: un po’ sporca!